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Tracce di Speranza
Blake Pierce


Un Thriller di Keri Locke #5
Una trama dinamica che ti prende fin dal primo capitolo e che non ti lascia più andare. Midwest Book Review, Diane Donovan (a proposito del Killer della rosa) Dall’autore di gialli numero uno Blake Pierce, è in arrivo un nuovo capolavoro di suspense psicologica. TRACCE DI SPERANZA è il libro finale della serie di Keri Locke, che porterà la storia a una drammatica conclusione. In TRACCE DI SPERANZA (Libro 5 della serie thriller di Keri Lock), Keri Locke, detective dell’unità persone scomparse della divisione omicidi del dipartimento di polizia di Los Angeles, è più vicina di quanto sia mai stata a ritrovare sua figlia. Finalmente trova una pista nuova – e stavolta farà tutto ciò che occorre per portare a casa Evie sana e salva. Nello stesso tempo un nuovo, urgente caso, le viene assegnato: una ragazza di diciotto anni è scomparsa dopo essere stata vittima di bullismo nell’associazione studentesca femminile alla quale appartiene. Mentre la caccia per trovarla è in corso, Keri si immerge nelle profondità del mondo degli immacolati campus del college, e comprende che non tutto è come sembra. Thriller psicologico a tinte dark pieno di pura adrenalina, TRACCE DI SPERANZA è il libro 5 di un’affascinante nuova serie – e di un adorabile nuovo personaggio – che vi costringeranno a continuare a girare le pagine fino a notte fonda. Un capolavoro del genere thriller e giallo! L’autore ha sviluppato e descritto così bene il lato psicologico dei personaggi che sembra di trovarsi dentro le loro menti, per seguire le loro paure e gioire dei loro successi. La trama è intelligente e appassiona per il tutto il libro. Pieno di colpi di scena, questo romanzo vi terrà svegli anche la notte, finché non avrete girato l’ultima pagina. Books and Movie Reviews, Roberto Mattos (a proposito del Killer della rosa)







T R A C C E D I S P E R A N Z A



(UN THRILLER DI KERI LOCKE – LIBRO 5)



B L A K E P I E R C E


Blake Pierce



Blake Pierce è l’autore della serie thriller best-seller di RILEY PAGE, che include dodici libri (più altri in arrivo). Blake Pierce è anche l’autore dei gialli di MACKENZIE WHITE in otto libri (più altri in arrivo); della serie gialla di AVERY BLACK, che comprende sei libri; e della serie thriller di KERI LOCKE, che conta quattro libri (più altri in arrivo).

Avido lettore e fan di gialli e thriller da una vita, Blake vorrebbe sapere cosa ne pensi delle sue opere, quindi visita il suo sito internet www.blakepierceauthor.com (http://www.blakepierceauthor.com) per saperne di piГ№ e rimanere aggiornato su tutte le novitГ .



Copyright © 2018 di Blake Pierce. Tutti i diritti riservati. Salvo per quanto permesso dalla legge degli Stati Uniti U.S. Copyright Act del 1976, è vietato riprodurre, distribuire, diffondere e archiviare in qualsiasi database o sistema di reperimento dati questa pubblicazione in alcuna forma o con qualsiasi mezzo, senza il permesso dell’autore. Questo e-book è disponibile solo per fruizione personale. Questo e-book non può essere rivenduto né donato ad altri. Se vuole condividerlo con altre persone, è pregato di acquistarne un’ulteriore copia per ogni beneficiario. Se sta leggendo questo libro e non l’ha acquistato o non è stato acquisto per suo solo uso e consumo, è pregato di restituirlo e comprarne una copia per sé. La ringraziamo del rispetto che dimostra nei confronti del duro lavoro dell’autore. Questa storia è opera di finzione. Nomi, personaggi, aziende, organizzazioni, luoghi, eventi e fatti sono frutto dell’immaginazione dell’autore o sono utilizzati in modo romanzesco. Ogni riferimento a persone reali, in vita o meno, è una coincidenza. Immagine di copertina Copyright Coka, usata su licenzia concessa da Shutterstock.com.


I LIBRI DI BLAKE PIERCE



GLI INIZI DI RILEY PAIGE

LA PRIMA CACCIA (Libro #1)



I GIALLI DI RILEY PAIGE

IL KILLER DELLA ROSA (Libro #1)

IL SUSSURRATORE DELLE CATENE (Libro #2)

OSCURITГЂ PERVERSA (Libro #3)

IL KILLER DELL’OROLOGIO (Libro #4)

KILLER PER CASO (Libro #5)

CORSA CONTRO LA FOLLIA (Libro #6)

MORTE AL COLLEGE (Libro #7)

UN CASO IRRISOLTO (Libro #8)

UN KILLER TRA I SOLDATI (Book #9)

IN CERCA DI VENDETTA (Libro #10)

LA CLESSIDRA DEL KILLER (Libro #11)



I GIALLI DI MACKENZIE WHITE

PRIMA CHE UCCIDA (Libro #1)

UNA NUOVA CHANCE (Libro #2)

PRIMA CHE BRAMI (Libro #3)

PRIMA CHE PRENDA (Libro #4)

PRIMA CHE ABBIA BISOGNO (Libro #5)

PRIMA CHE SENTA (Libro #6)

PRIMA CHE COMMETTA PECCATO (Libro #7)

PRIMA CHE DIA LA CACCIA (Libro #8)



I GIALLI DI AVERY BLACK

UNA RAGIONE PER UCCIDERE (Libro #1)

UNA RAGIONE PER CORRERE (Libro #2)

UNA RAGIONE PER NASCONDERSI (Libro #3)

UNA RAGIONE PER TEMERE (Libro #4)

UNA RAGIONE PER SALVARSI (Libro #5)



I GIALLI DI KERI LOCKE

TRACCE DI MORTE (Libro #1)

TRACCE DI OMICIDIO (Libro #2)

TRACCE DI PECCATO (Libro #3)

TRACCE DI CRIMINE (Libro #4)

TRACCE DI SPERANZA (Libro #5)


INDICE



CAPITOLO UNO (#u9a239ebc-236d-5b89-b392-6a5a87feec00)

CAPITOLO DUE (#u1dd05d99-e651-541a-8799-22014dc01e26)

CAPITOLO TRE (#uc6e30c90-bba3-5b30-8803-524fa9a7c6a1)

CAPITOLO QUATTRO (#udc7be831-80c4-5955-8f17-96634c70f035)

CAPITOLO CINQUE (#u2121eba0-7131-5d8e-acac-354b77ac6aed)

CAPITOLO SEI (#u1bbd632f-3ff1-549e-864e-cf1b1c70a90b)

CAPITOLO SETTE (#u716249d8-d114-5f50-b4fb-57b7daffc758)

CAPITOLO OTTO (#u677407b1-f279-58e1-9af7-1ecc506a5952)

CAPITOLO NOVE (#u6dee4796-069b-5dcf-926b-20b647d5ad43)

CAPITOLO DIECI (#litres_trial_promo)

CAPITOLO UNDICI (#litres_trial_promo)

CAPITOLO DODICI (#litres_trial_promo)

CAPITOLO TREDICI (#litres_trial_promo)

CAPITOLO QUATTORDICI (#litres_trial_promo)

CAPITOLO QUINDICI (#litres_trial_promo)

CAPITOLO SEDICI (#litres_trial_promo)

CAPITOLO DICIASSETTE (#litres_trial_promo)

CAPITOLO DICIOTTO (#litres_trial_promo)

CAPITOLO DICIANNOVE (#litres_trial_promo)

CAPITOLO VENTI (#litres_trial_promo)

CAPITOLO VENTUNO (#litres_trial_promo)

CAPITOLO VENTIDUE (#litres_trial_promo)

CAPITOLO VENTITRÉ (#litres_trial_promo)

CAPITOLO VENTIQUATTRO (#litres_trial_promo)

CAPITOLO VENTICINQUE (#litres_trial_promo)

CAPITOLO VENTISEI (#litres_trial_promo)

CAPITOLO VENTISETTE (#litres_trial_promo)

CAPITOLO VENTOTTO (#litres_trial_promo)

CAPITOLO VENTINOVE (#litres_trial_promo)

CAPITOLO TRENTA (#litres_trial_promo)

CAPITOLO TRENTUNO (#litres_trial_promo)

CAPITOLO TRENTADUE (#litres_trial_promo)

CAPITOLO TRENTATRÉ (#litres_trial_promo)

CAPITOLO TRENTAQUATTRO (#litres_trial_promo)

CAPITOLO TRENTACINQUE (#litres_trial_promo)

CAPITOLO TRENTASEI (#litres_trial_promo)

CAPITOLO TRENTASETTE (#litres_trial_promo)

CAPITOLO TRENTOTTO (#litres_trial_promo)

CAPITOLO TRENTANOVE (#litres_trial_promo)

CAPITOLO QUARANTA (#litres_trial_promo)

CAPITOLO QUARANTUNO (#litres_trial_promo)

CAPITOLO QUARANTADUE (#litres_trial_promo)




CAPITOLO UNO


Quando aprì gli occhi, la detective Keri Locke capì immediatamente che c’era qualcosa di strano. Prima di tutto, non le sembrava di aver dormito a lungo. Le batteva forte il cuore ed era tutta sudata. Era più come se fosse svenuta che come se avesse dormito a lungo.

Secondo, non era a letto. Era invece supina sul divano del soggiorno del suo appartamento e il detective Ray Sands, suo partner e, di recente, suo ragazzo, era piegato su di lei con un’espressione preoccupata in viso.

Cercò di parlare, di chiedergli che cosa ci fosse che non andava, ma aveva la bocca secca e non ne uscì che uno schiocco rauco. Non riusciva a ricordare come fosse arrivata lì né che cosa le fosse accaduto prima di perdere i sensi. Ma doveva essere stato qualcosa di enorme per farla reagire a quel modo.

Vide negli occhi di Ray che lui non sapeva cosa dire. Non era da lui. Non era tipo da menare il can per l’aia. Poliziotto del dipartimento di polizia di Los Angeles di un metro e novantacinque ed ex pugile professionista che aveva perso l’occhio sinistro in un combattimento, era diretto in quasi tutto quello che faceva.

Keri cercò di tirarsi su sulle braccia per alzarsi un po’ ma Ray la bloccò, posandole delicatamente una mano sulla spalla e scuotendo la testa.

“Prenditi un attimo,” disse. “Sembri ancora un po’ instabile.”

“Per quanto tempo sono rimasta svenuta?” gracchiò Keri.

“Neanche un minuto,” rispose.

“Perché sono svenuta?” chiese.

Ray sgranò gli occhi. Aprì la bocca per rispondere ma si bloccò, chiaramente perplesso.

“Cosa c’è?”

“Non te lo ricordi?” chiese incredulo.

Keri scosse la testa. Pensò di udire un ronzio nelle orecchie, ma poi si accorse che era un’altra voce. Guardò il tavolo da caffè e vide che il suo telefono era lì. Era acceso, e c’era qualcuno che parlava.

“Chi c’è al telefono?” chiese.

“Oh, l’hai fatto cadere quando sei collassata e io l’ho messo lì finché non sarei riuscito a svegliarti.”

“Chi è?” chiese di nuovo Keri notando che aveva evitato la sua domanda.

“È Susan,” disse lui riluttante. “Susan Granger.”

Susan Granger era una prostituta di quindici anni che Keri l’anno precedente aveva salvato dal suo protettore e che aveva sistemato in una casa famiglia per ragazze. Da allora le due si erano fatte intime, e Keri si comportava come una specie di mentore per la rovinata ma vivace giovane.

“Perché Susan sta chiam…”

E poi il ricordo la colpì come se un’onda le si fosse scagliata contro tutto il corpo. Susan aveva chiamato per dirle che sua figlia, Evie, che era stata rapita sei anni prima, sarebbe stata l’ospite centrale di una grottesca cerimonia.

Susan aveva scoperto che la sera successiva in una casa da qualche parte a Hollywood Hills, Evie sarebbe stata venduta all’asta al miglior offerente, che avrebbe avuto il permesso di fare i suoi comodi con lei sessualmente prima di ucciderla in una specie di sacrificio ritualistico.

Г€ per questo che sono svenuta.

“Passami il telefono,” ordinò a Ray.

“Non sono sicuro che tu sia ancora pronta,” disse, ovviamente percependo che adesso ricordava tutto.

“Dammi quel maledetto telefono, Ray.”

Glielo porse senza un’altra parola.

“Susan, sei ancora lì?” disse.

“Cos’è successo?” domandò Susan, la voce sull’orlo del panico. “Un minuto eri lì e poi niente. Sentivo succedere qualcosa ma tu non rispondevi.”

“Sono svenuta,” ammise Keri. “Mi ci è voluto un attimo per riprendermi.”

“Oh,” disse Susan piano. “Scusa se sono stata io.”

“Non è colpa tua, Susan. Sono solo stata presa di sorpresa. C’è molto da processare in una volta, soprattutto quando non mi sento al massimo.”

“Come stai?” chiese Susan, la preoccupazione nella voce quasi palpabile.

Faceva riferimento alle ferite di Keri, dovute a una lotta all’ultimo sangue con un rapitore di bambini appena due giorni prima. Era stata dimessa dall’ospedale solo la mattina precedente.

I dottori avevano determinato che i lividi che le erano comparsi in viso quando il rapitore le aveva dato due pugni, così come il petto pesantemente contuso e il ginocchio gonfio, non bastavano a tenerla lì un altro giorno.

Il rapitore, un fanatico pazzoide di nome Jason Petrossian, era messo peggio. Era ancora ricoverato in ospedale sotto guardia armata. La ragazza che aveva rapito, la dodicenne Jessica Rainey, si stava rimettendo a casa con la sua famiglia.

“Starò bene,” disse Keri rassicurante. “Appena qualche botta e qualche livido. Sono contenta che tu abbia chiamato, Susan. Non importa quanto sia brutta la notizia; sapere è meglio di non sapere. Adesso posso provare a fare qualcosa.”

“Che cosa puoi fare, detective Locke?” disse Susan, il tono di voce che le saliva mentre le uscivano le parole. “Come ho detto, so che Evie è il Premio di sangue al Vista. Ma non so dove sarà.”

“Rallenta, Susan,” disse con decisione Keri tirandosi su in posizione seduta. Aveva sentito un po’ di vertigini e non protestò quando Ray le mise una mano affidabile sulla schiena sedendosi accanto a lei sul divano. “Capiremo come trovarla. Ma prima ho bisogno che tu mi dica tutto quello che sai di questa cosa del Vista. Non temere di ripeterti. Voglio qualsiasi dettaglio tu riesca a ricordare.”

“Sei sicura?” chiese Susan esitando.

“Non ti preoccupare. Adesso sto bene. Mi serviva solo un momento per assorbire la cosa. Ma sono una detective delle persone scomparse. È questo quello che faccio. Solo perché sto cercando mia figlia il lavoro non è diverso. Quindi dimmi tutto.”

Premette il pulsante del vivavoce in modo che potesse sentire anche Ray.

“Okay,” disse Susan. “Come ti ho detto prima, c’è un club di ricchi clienti che dà sex party improvvisati a Hollywood Hills. Li chiamano Hill House Party. La casa è piena di ragazze, quasi tutte prostitute minorenni com’ero io. Di solito queste feste le fanno ogni qualche mese e la maggior parte delle volte danno un preavviso di sole poche ore, di solito via sms. Ha senso quello che dico?”

“Assolutamente sì,” disse Keri. “Mi ricordo che me l’hai detto. Quindi ricordami dell’evento del Vista.”

“Il Vista è come la festa più grande di tutte. C’è solo una volta l’anno e nessuno sa quando. Per loro è utile dare un po’ più di preavviso in questo caso, perché nessuno se la vuole perdere. Probabilmente è per questo che la mia amica ne ha già sentito parlare anche se sarà solo domani sera.”

“E il Vista è diverso dagli altri Hill House Party, giusto?” la incalzò Keri, sapendo che Susan era riluttante a rivedere i particolari e dandole così il permesso di farlo.

“Sì. In tutte le altre feste i clienti pagano per qualsiasi ragazza piaccia loro e con lei fanno tutto ciò che vogliono. I ragazzi possono stare con chiunque vogliano e una ragazza può essere usata per tutta la notte da tutti. Ma il Vista è diverso. Quella sera gli organizzatori scelgono una sola ragazza – di solito speciale in qualche modo – e ne fanno il Premio di sangue.”

Smise di parlare, e Keri percepì che non voleva continuare, che non voleva ferire la donna che l’aveva salvata e che l’aveva aiutata a vedere un futuro per se stessa.

“Va tutto bene, Susan,” insistette Keri. “Va’ avanti. Devo sapere tutto.”

Udì la ragazza fare un sospiro profondo all’altro capo della linea prima di continuare.

“Allora, l’evento inizia circa alle nove di sera. Per un po’ è un semplice Hill House Party. Ma poi fanno entrare la ragazza che è stata scelta come Premio di sangue. Come ho detto, di solito lei è diversa. Magari è vergine. Magari è stata rapita proprio quel giorno, perciò è nei notiziari. Una volta è stata un’ex star bambina caduta nella droga e finita per strada.”

“E quest’anno è Evie,” la spinse a proseguire Keri.

“Sì, c’è una ragazza di nome Lupita dei giorni in cui facevo adescamenti a Venice con cui sono rimasta in contatto. Lavora ancora per strada e ha sentito dei ragazzi dire che avrebbero usato la figlia della poliziotta quest’anno. Usano lo pseudonimo mini maiale per descriverla.”

“Molto creativo,” borbottò amaramente Keri. “E hai detto che l’hanno scelta perché mi sto avvicinando troppo?”

“Esatto,” confermò Susan. “Le persone importanti erano stufe di spostarla. Hanno detto che è diventata un peso con te che le dai la caccia costantemente. Vogliono solo finirla e buttare il suo corpo da qualche parte, così che tu sappia che è morta e che la smetti di cercarla. Mi dispiace tanto, detective.”

“Va’ avanti,” disse Keri. Aveva il corpo intorpidito e la sua voce sembrava venire da un posto lontanissimo, fuori da se stessa.

“Allora, fondamentalmente è un’asta. Tutti i ricconi faranno un’offerta. A volte si arriva alle centinaia di migliaia di dollari. Quei tipi sono competitivi. In più c’è il fatto che punire lei è come arrivare a far del male a te. Sono sicura che la cosa alzerà il prezzo. E penso che siano tutti eccitati per come finirà.”

“Ricordami quella parte,” chiese Keri, chiudendo gli occhi per prepararsi. Percepì l’esitazione di Susan ma non fece pressioni, lasciando che la ragazza si preparasse a dire ciò che doveva essere detto. Ray si accostò un pochino a lei sul divano e le tolse il braccio dalla schiena per avvolgerglielo attorno alla spalla.

“Chiunque vinca l’asta viene portato in una stanza separata mentre preparano il Premio di sangue. Lei viene lavata e le viene messo addosso un vestito elegante. Qualcuno la trucca, tipo star del cinema. Poi viene portata in una stanza dove il tipo può farne ciò che vuole. L’unica regola è che non può ferirla in viso.”

Keri notò che la voce di Susan si era fatta dura, come se stesse spegnendo la parte di sé che provava emozioni per poter arrivare fino alla fine. Keri non gliene faceva una colpa. La ragazza proseguì.

“Cioè, può farle delle cose, sai. Però non può colpirla né schiaffeggiarla dal collo in su. Deve essere a posto per il gran evento che viene dopo. A loro non interessa se il mascara è striato perché ha pianto. Aggiunge melodramma. Ma niente lividi.”

“Poi cosa succede?”

“Il tipo deve finire poco prima di mezzanotte, perché è in quel momento che avviene il sacrificio finale. Le mettono un vestito pulito e la legano con delle cinghie, in modo che non riesca a muoversi più di tanto. Si può dimenare un po’. Questo a loro piace. Ma non troppo.”

Nonostante avesse gli occhi chiusi, Keri percepì Ray irrigidirsi accanto a lei. Sembrava trattenere il respiro. Si accorse di fare anche lei lo stesso, e si costrinse a esalare quando udì Susan fare una pausa per deglutire.

“Il tipo si mette una veste nera e un cappuccio per nascondere la sua identità,” proseguì. “Perché la cosa viene mostrata in tv nella sala principale dove si trovano tutti gli altri. Penso che venga anche registrata. Ovviamente nessuno di loro vuole una prova video in cui li si vede uccidere una teenager.

“Quando sono pronti tutti e due, il tipo entra e si mette in piedi dietro di lei. Pronuncia delle frasi preparate, non so cosa. Poi gli viene dato un coltello e, proprio allo scoccare della mezzanotte, le taglia la gola. Lei muore, proprio lì davanti alla telecamera. Tutti recitano qualcosa. Poi spengono la tv e la festa ricomincia. È più o meno tutto qui.”

Keri finalmente aprì gli occhi. Sentì una lacrima sgocciolarle lungo la guancia, ma si rifiutò di scacciarla. Le piaceva che quasi le bruciasse la pelle, come una fiamma bagnata.

Fin quando fosse riuscita a mantenere quella fiamma di furia legittima viva nel suo cuore, era sicura che sarebbe riuscita a tenere in vita anche Evie.




CAPITOLO DUE


Per molto tempo, non parlГІ nessuno. Keri non pensava di riuscirci. LasciГІ invece che la crescente marea della rabbia la riempisse, facendole bollire il sangue e formicolare le dita.

Alla fine Ray si schiarì la gola.

“Susan, sono il partner della detective Locke, Ray Sands. Posso farti una domanda?”

“Certo, detective.”

“Come fai a sapere queste cose? Cioè, sei stata a una di queste feste?”

“Come ho detto alla detective Locke, sono stata portata a un Hill House Party una volta, quando avevo circa undici anni. Non ci sono stata più riportata, ma conosco delle ragazze a cui invece è successo. Una mia amica ci è stata portata due volte. E può immaginare come si diffondono le voci. Qualsiasi ragazza che abbia partecipato alla vita di Los Angeles conosce tutti i dettagli del Vista. È diventato quasi una leggenda metropolitana. I protettori a volte lo usano per tenere in riga le ragazze. �Osa rispondere e potresti essere il Premio di sangue di quest’anno.’ Solo che questa leggenda è vera davvero.”

Qualcosa nel tono di Susan – il misto di paura e tristezza – riscosse Keri dal suo silenzio. Quella giovane ragazza aveva fatto così tanti progressi nei mesi recenti. Ma Keri temeva che chiederle di tornare, anche solo coi ricordi, al luogo oscuro dove aveva vissuto per anni fosse ingiusto e crudele. Susan aveva condiviso tutto ciò che poteva, a costo del suo benessere emotivo. Era ora di permetterle di cercare di essere di nuovo una ragazzina.

Adesso dovevano subentrare gli adulti.

“Susan,” disse, “grazie mille di avermi detto tutte queste cose. Lo so che per te non è stato facile. Con le informazioni che ci hai dato, penso che siamo a un ottimo punto di partenza per trovare Evie. Non voglio che te ne preoccupi più, okay?”

“Potrei sentire ancora un po’ in giro,” insistette la ragazza.

“No. Hai fatto abbastanza. È ora che torni alla tua nuova vita. Ti prometto di tenerti al corrente. Però per il momento ho bisogno che ti concentri sui compiti. Magari leggi un nuovo libro di Nancy Drew di cui possiamo parlare la prossima settimana. Da qui ce ne occupiamo noi, piccola.”

Si salutarono e Keri riappese. GuardГІ Ray.

“Pensi che siamo a un ottimo punto di partenza per trovare Evie?” chiese lui con scetticismo.

“No, ma questo non glielo potevo dire. E poi, magari non sarà ottimo. Ma è un punto di partenza.”



*



Keri e Ray erano al Ronnie’s Diner, entrambi persi nei loro pensieri. Il trambusto del mattino nell’ordinario locale di Marina del Rey era terminato, e la maggior parte dei clienti lì dentro si stava godendo una tranquilla colazione.

Ray aveva insistito perché lasciassero l’appartamento e Keri aveva acconsentito. Si era vestita in modo più casual del solito, con una camicia a maniche lunghe e jeans sbiaditi, con una giacca leggera a proteggerla dalla fresca mattina di gennaio.

Indossava un berretto da baseball, spinto in basso sulla parte alta del volto. Aveva lasciato i capelli biondo scuro, normalmente tirati all’indietro in una professionale coda di cavallo, intenzionalmente sciolti a inghiottirle la faccia e nascondere i lividi che, lo sapeva, l’avrebbero fatta fissare dagli altri.

Si curvГІ in avanti sul tavolo per sorseggiare il caffГЁ, nascondendo ancor di piГ№ la sua stazza giГ  modesta. Keri, che aveva quasi trentasei anni, era alta un insignificante metro e settanta. Di recente aveva preso a indossare mise piГ№ aderenti, quando aveva smesso di bere ed era tornata in buona forma. Ma non oggi. Quella mattina sperava di passare inosservata.

Era bello uscire dopo due giorni di riposo a letto ordinato dal medico. Ma Keri sperava anche che un cambio di ambiente le avrebbe dato una prospettiva fresca su come trovare Evie. E, a un certo grado, aveva funzionato.

Per quando arrivò il cibo avevano deciso insieme di non coinvolgere la loro squadra, l’unità persone scomparse della divisione Pacific del dipartimento di polizia di West Los Angeles, nella ricerca. L’unità di tanto in tanto aveva aiutato Keri a cercare la figlia per anni, vanamente. Non c’era ragione di presumere che il risultato sarebbe stato diverso senza nuove prove da seguire.

Ma c’era un’altra ragione per tenere un basso profilo. Quella era davvero l’ultima chance che aveva Keri di trovare la figlia. Conosceva il momento esatto in cui Evie si sarebbe trovata in una determinata zona di Los Angeles – Hollywood Hills, a mezzanotte di domani – anche se non aveva ancora il luogo specifico.

Ma se la squadra si fosse messa a curiosare in giro e fosse uscita parola che sapevano dell’evento Vista, la gente che aveva Evie avrebbe forse cancellato l’evento o l’avrebbe uccisa prima per evitare complicazioni. Keri doveva tenere calme le cose.

Non detta ma compresa tra i partner, nonché nuova coppia, c’era un altro pensiero. Non potevano essere sicuri di non essere monitorati dalla persona che più di tutti doveva rimanere all’oscuro delle cose – Jackson Cave.

L’anno precedente Keri aveva beccato un rapitore seriale di bambini di nome Alan Jack Pachanga, che alla fine aveva ucciso durante il salvataggio di una ragazzina. E anche se Pachanga non era più un problema, il suo avvocato sì.

Jackson Cave, il legale dell’uomo, era un grosso avvocato aziendale con un elegante ufficio dai molti piani in centro. Ma aveva anche fatto carriera praticamente rappresentando la feccia della società. Pareva aver una particolare affinità per i predatori di bambini. Affermava che per la maggior parte si trattava di lavoro pro bono e che persino i peggiori tra di noi meritavano di essere rappresentati con qualità.

Ma Keri aveva scoperto informazioni che sembravano collegarlo a una vasta rete di rapitori di bambini, una rete, sospettava, dalla quale lui traeva profitto e che aiutava a dirigere. Uno dei rapitori della rete era stato un uomo noto col nome di Collezionista.

L’autunno precedente, quando Keri era venuta a sapere che il Collezionista era stato il rapitore di Evie, l’aveva adescato con la promessa di un incontro. Ma il Collezionista, il cui vero nome era Brian Wickwire, aveva scoperto il suo stratagemma e l’aveva aggredita. Lei era finita con l’ammazzarlo nella lotta, ma non prima che lui le giurasse che non avrebbe mai trovato Evie.

Purtroppo non aveva prove che potessero dimostrare il collegamento di Jackson Cave con l’uomo che le aveva preso la figlia, né con la più ampia rete che lui pareva gestire. Almeno nessuna prova ottenuta legalmente.

Disperata, una volta aveva fatto irruzione nel suo ufficio e aveva trovato un file in codice che si era dimostrato utile. Ma il fatto che l’avesse rubato lo rendeva inammissibile in tribunale. Inoltre i collegamenti tra Cave e la rete erano così ben nascosti ed esili che provare il suo coinvolgimento sarebbe stato quasi impossibile. Quell’uomo non aveva raggiunto la propria posizione di potere ai vertici del mondo legale di Los Angeles facendo il superficiale o il negligente.

Keri aveva anche cercato di convincere il suo ex marito, Stephen, un benestante talent agent di Hollywood, ad aiutarla a pagare un investigatore privato perchГ© seguisse Cave. Un buon investigatore andava ben oltre i soli mezzi di lei. Ma Stephen si era rifiutato, essenzialmente dicendo che pensava che Evie fosse morta e che Keri delirasse.

Ovviamente Jackson Cave non aveva tali limiti finanziari. E una volta capito che Keri gli stava alle costole, aveva cominciato lui a far sorvegliare lei. Sia lei che Ray avevano trovato delle cimici a casa e nelle auto. Ciascuno di loro adesso faceva regolari controlli di tutto in cerca di microspie, dai vestiti ai telefoni alle scarpe, prima di discutere di argomenti sensibili. Sospettavano anche che persino l’ufficio del dipartimento fosse monitorato, e si comportavano di conseguenza.

Era per quello che se ne stavano in un chiassoso ristorante, indossando abiti che avevano frugato in cerca di dispositivi di registrazione, assicurandosi che nessuno ai tavoli vicini sembrasse ascoltare, mentre formulavano il loro piano. Se c’era una persona che non volevano che sapesse che loro erano a conoscenza del Vista, quella persona era Jackson Cave.

Nei molteplici confronti verbali che aveva avuto con lui, per Keri era diventato chiaro che in Cave qualcosa era cambiato. Forse in origine l’aveva vista come una mera minaccia alla sua attività, un altro ostacolo da superare. Ma non più.

Dopotutto, lei aveva ucciso due delle sue maggiori macchine da soldi, gli aveva rubato dei documenti dall’ufficio, craccato codici e messo a rischio la sua attività, e forse la sua libertà. Certo, stava facendo tutto quanto per trovare sua figlia.

Ma aveva percepito che Cave era giunto a vederla come qualcosa di piГ№ di una mera avversaria, di una poliziotta alla disperata ricerca della figlia. Sembrava considerarla quasi come la sua nemesi, come una specie di nemico mortale. Non voleva piГ№ solo sconfiggerla. Voleva distruggerla.

Keri era sicura che fosse quella la ragione per cui Evie sarebbe stata il Premio di sangue al Vista. Dubitava che Cave sapesse dove veniva tenuta Evie o chi la stesse tenendo. Ma sicuramente conosceva le persone che conoscevano le persone che sapevano quelle cose. E quasi sicuramente le aveva istruite, almeno indirettamente, perchГ© Evie fosse il sacrificio nella festa del giorno dopo come un modo per spezzare Keri definitivamente.

Non c’era ragione di pedinarlo né di interrogarlo formalmente. Era decisamente troppo intelligente e attento per fare errori, soprattutto dato che sapeva che lei gli stava addosso. Ma era dietro a tutto quanto – di quello Keri ne era certa. Avrebbe dovuto trovare un altro modo per risolvere la cosa.

Con un rinnovato senso di risoluzione, alzò lo sguardo e scoprì che Ray la stava osservando attentamente.

“Da quanto tempo mi fissi?” chiese.

“Da un paio di minuti, almeno. Non volevo interrompere. Sembrava che stessi facendo pensieri belli profondi. Hai avuto qualche epifania?”

“No, a dire il vero,” ammise. “Sappiamo entrambi chi c’è dietro, ma non penso che la cosa ci aiuti granché. Devo ricominciare da capo e sperare di beccare nuove piste.”

“Vuoi dire �dobbiamo’, giusto?” disse Ray.

“Non devi andare al lavoro oggi? Sei rimasto a casa un po’ a prenderti cura di me.”

“Starai scherzando, Campanellino,” disse con un sorriso alludendo alla loro massiccia disparità di dimensioni. “Tu pensi che io me ne vada in ufficio con tutto quello che sta succedendo? Mi prenderò ogni malattia, permesso e giorno di ferie che ho se serve.”

Keri sentì tutto il petto scaldarsi di gioia, ma cercò di nasconderlo.

“Lo apprezzo, Godzilla,” disse. “Ma dato che sono ancora sospesa per via delle indagini degli affari interni, potrebbe esserci utile che tu approfittassi di alcune di quelle risorse ufficiali della polizia alle quali hai accesso.”

Keri tecnicamente era sospesa mentre gli affari interni indagavano sulle circostanze dell’omicidio da lei compiuto di Brian “il collezionista” Wickwire. Il loro supervisore, il tenente Cole Hillman, aveva indicato che presto probabilmente sarebbe giunto tutto a una conclusione in suo favore. Però, fino ad allora, Keri non aveva distintivo, non aveva la pistola d’ordinanza, nessuna autorità formale, e nessun accesso alle risorse della polizia.

“C’è qualcosa di particolare che secondo te dovrei cercare?” chiese Ray.

“A dire il vero, sì. Susan ha detto che una delle ragazze che hanno fatto da Premio di sangue era un’ex attrice bambina diventata tossicodipendente e finita per strada. Se è stata stuprata e uccisa, in modo particolare col taglio della gola, ce ne dovrebbe essere una testimonianza, no? Non ricordo che la cosa sia finita sui notiziari, però magari me la sono persa. Se riuscissi a ripescare la cosa, magari il controllo completo della scientifica includeva il DNA preso dal seme dell’uomo che l’ha aggredita.”

“È possibile che non ci abbia neanche pensato nessuno a prendere il DNA,” aggiunse Ray. “Se hanno trovato quella ragazza morta con la gola tagliata, potrebbero non aver sentito il bisogno di fare altro. Se riusciamo a capire chi era lei, magari riusciamo a far fare altri test, mettergli fretta e identificare l’uomo che era con lei.”

“Esattamente,” disse d’accordo Keri. “Però ricordati di essere discreto. Coinvolgi meno persone possibili. Non sappiamo quante orecchie abbia nell’edificio il nostro avvocato.”

“Capito. Allora, cosa hai in programma di fare tu mentre io leggo attentamente vecchi verbali di teenager assassinate?”

“Io andrò a interrogare una possibile testimone.”

“E chi?” chiese Ray.

“La prostituta amica di Susan, Lupita – quella che ha detto di aver sentito quei tipi parlare del Vista. Magari si ricorderà dell’altro, con un po’ d’aiuto.”

“Okay, Keri, ma ricordati di andarci pianino. Quella zona di Venice è dura e tu non sei ancora al massimo della forma. E poi, almeno per adesso, non sei neanche una poliziotta.”

“Grazie della preoccupazione, Ray. Ma penso che ormai dovresti saperlo. Andarci piano non è il mio stile.”




CAPITOLO TRE


Mentre Keri accostava di fronte all’indirizzo di Venice che Susan le aveva mandato per messaggio, si costrinse a dimenticarsi del dolore persistente che aveva al petto e al ginocchio. Stava entrando in un territorio potenzialmente pericoloso. E dato che al momento non era ufficialmente al lavoro, doveva stare in allerta massima. Nessuno lì le avrebbe dato il beneficio del dubbio.

Era solo metà mattina, e attraversando la Pacific Avenue in quella squallida striscia di Venice la sua sola compagnia erano i surfisti tatuati ignari del freddo che puntavano all’oceano ad appena un isolato di distanza, e i senzatetto rannicchiati nelle soglie dei negozi non ancora aperti.

Arrivò al malmesso condominio, attraversò la porta principale sul davanti, e salì le tre rampe di scale fino alla stanza in cui, presumibilmente, l’aspettava Lupita. Di solito non si tirava su lavoro prima di pranzo, perciò quello era un buon momento per passare.

Keri si avvicinò alla porta e stava per bussare quando udì del rumore venire da dentro. Controllò e scoprì che la porta non era chiusa a chiave e silenziosamente la aprì, facendo capolino all’interno.

Sul letto della stanza disadorna c’era una mora che sembrava avere circa quindici anni. Sopra di lei c’era un atletico uomo nudo sui trenta. Le coperte nascondevano i particolari, ma stava spingendo in modo aggressivo. Ogni qualche secondo schiaffeggiava la ragazza in viso.

Keri combatté la voglia di marciare dentro e strapparle il tipo di dosso. Persino senza distintivo, era la sua inclinazione naturale. Ma non aveva idea se fosse un cliente e se l’attività che stava avendo luogo fosse una procedura standard.

La triste esperienza le aveva insegnato che a volte salvare era controproducente, sul lungo termine. Se era un cliente e Keri li interrompeva, il tipo poteva arrabbiarsi e lamentarsi col protettore di Lupita, che se la sarebbe presa con lei. A meno che la ragazza non fosse stata disposta a lasciare quella vita per sempre, come aveva fatto Susan Granger, intervenire, pur seguendo la legge, poteva solo peggiorarle le cose, nel quadro generale.

Keri fece qualche altro passo nella stanza e attirò lo sguardo di Lupita. La ragazza dall’aria spaventata con i capelli scuri e ricci le rivolse uno sguardo familiare, un misto di implorazione, paura e diffidenza. Keri seppe quasi immediatamente cosa voleva dire. Aveva bisogno di aiuto, ma non di troppo.

Quello chiaramente era un cliente, magari uno nuovo e inatteso dell’ultimo minuto, perché era lì quando Lupita aveva acconsentito a vedere Keri. Ma le era stato detto di servirlo comunque. Era probabile che gli schiaffi fossero inaspettati. Ma non si trovava nella posizione di obiettare se il permesso l’aveva dato il protettore.

Keri sapeva come gestirla. Entrò rapidamente e silenziosamente, estraendo un manganello di gomma dalla tasca interna della giacca. Lupita sgranò gli occhi e Keri capì che il cliente se ne era accorto. Stava per voltarsi per guardarsi alle spalle quando il manganello venne in contatto con la sua nuca. Cadde in avanti, collassando sopra alla ragazza, privo di sensi.

Keri si portГІ un dito alle labbra, indicando a Lupita di stare zitta. Fece il giro del letto per assicurarsi che il cliente fosse davvero svenuto. Lo era.

“Lupita?” chiese.

La ragazza annuì.

“Sono la detective Locke,” disse trascurando di dire che, per il momento, non era tecnicamente una detective. “Non ti preoccupare. Se facciamo presto questo non deve essere un problema. Quando il protettore ti chiede qualcosa, ecco cos’è successo: è entrato un tipo basso con un cappuccio e ha messo fuori gioco il cliente, e gli ha rubato il portafogli. Non gli hai mai visto la faccia. Ha minacciato di ucciderti se avessi detto una parola. Quando me ne andrò da questa stanza, conta fino a venti e comincia a gridare per chiedere aiuto. Non puoi essere colpevolizzata per niente al mondo. Capito?”

Lupita annuì di nuovo.

“Okay,” disse Keri frugando tra le tasche dei jeans dell’uomo e prendendogli il portafogli. “Non penso che rimarrà svenuto per più di uno o due minuti, perciò andiamo al punto. Susan ha detto che hai sentito dei ragazzi dire che il Vista sarà domani. Lo sai chi ne stava parlando? Uno dei due era il tuo protettore?”

“Ah-ah,” sussurrò Lupita. “Non ho riconosciuto le voci. E quando ho guardato in corridoio se n’erano andati.”

“Va bene. Susan mi ha detto quello che hanno detto di mia figlia. La cosa su cui voglio che ti concentri è il posto. So che tengono sempre questi Vista a Hollywood Hills. Ma sono stati più specifici? Hanno nominato una strada? Dei punti di riferimento?”

“Non hanno nominato strade. Ma uno dei due si lamentava del fatto che sarebbe stata una rottura peggio dell’anno scorso, perché era recintato. Anzi, ha detto �la proprietà è recintata.’ Perciò presumo che sia più di una semplice casa.”

“Davvero molto utile, Lupita. Altro?”

“Uno di loro ha detto di essere triste perché non sarebbero stati abbastanza vicini da vedere la scritta di Hollywood. Immagino che l’anno scorso la casa fosse proprio lì vicino. Però stavolta saranno troppo lontani, in una zona diversa. Aiuta?”

“A dire il vero sì. Significa che probabilmente si trova più vicino a West Hollywood. Restringe il cerchio. È davvero utile. Dell’altro?”

L’uomo sopra di lei gemette piano e cominciò a muoversi.

“Non mi viene in mente niente,” borbottò Lupita, a malapena udibile.

“Va benissimo. È più di ciò che avevo prima. Sei stata di grande aiuto. E se decidi di voler uscire da questa vita, puoi contattarmi tramite Susan.”

Lupita, nonostante la sua situazione, sorrise. Keri si tolse il berretto, estrasse un cappuccio nero dalla tasca e lo indossГІ. Aveva delle piccole fessure per gli occhi e la bocca.

“Ora ricorda,” disse con voce profonda per nascondere la propria, “aspetta venti secondi o ti ammazzo.”

L’uomo sopra a Lupita stava rinvenendo, perciò Keri si voltò e corse fuori dalla stanza. Si precipitò giù per il corridoio ed era a metà delle scale quando udì delle grida di aiuto. Le ignorò e raggiunse la porta principale, dove si levò il cappuccio, lo rinfilò in tasca, e si mise il berretto.

Rovistò nel portafogli dell’uomo e, dopo aver preso i soldi – in tutto ventitré dollari – lo buttò in un angolo vicino alla porta. Con più naturalezza possibile, riattraversò la strada fino alla macchina. Montando riusciva a sentire le urla di uomini arrabbiati che andavano nella stanza di Lupita.

Quando fu alla larga dalla zona, chiamò Ray per vedere se aveva avuto fortuna con la sua pista. Lui rispose dopo uno squillo e dalla sua voce lei capì che non era andata bene.

“Che c’è che non va?” gli chiese.

“È un vicolo cieco, Keri. Sono tornato indietro di dieci anni e non riesco a trovare il verbale di un’ex star bambina trovata con la gola tagliata. Ho però trovato un verbale di una ex attrice bambina di nome Carly Rose che ha passato un brutto momento e che è scomparsa quando era un’adolescente. Adesso dovrebbe avere sui vent’anni. Potrebbe facilmente essere lei. O potrebbe essere morta di overdose su un tunnel della metro e non essere più stata ritrovata. Difficile saperlo. Ho trovato anche verbali di altre ragazze tra gli undici e i quattordici anni che corrispondono a una descrizione simile – tagli alla gola. I corpi sono stati lasciati in delle discariche o persino agli angoli di strada. Però di solito sono ragazze che sono state sulla strada per un po’. E sono molto distanziate in ordine di tempo.”

“A me sembra che abbia davvero senso,” disse Keri. “Questa gente probabilmente non ha avuto rimorsi a gettare i corpi delle ragazze che lavoravano sulla strada o che non avevano famiglia. Ma non volevano attirare l’attenzione lasciando i corpi delle ragazze di buona famiglia che recentemente erano state rapite o di una ragazza ben nota. Quelle potevano dare il via a vere indagini. Scommetto che queste ragazze sono state bruciate, seppellite, o buttate nell’oceano. Sono quelle di cui non si sarebbe occupato nessuno che buttavano in giro.”

Keri scelse di ignorare il fatto di aver detto tutto ciò in modo così pratico. Se si fosse soffermata sulla cosa, si sarebbe preoccupata di quanto avesse preso l’abitudine a quel tipo di atrocità.

“Funziona,” disse, d’accordo, Ray, ugualmente imperturbato. “Potrebbe anche spiegare il buco di anni. Se un anno usavano una prostituta di strada e poi usavano qualche ragazzina rapita della periferia prima di tornare a un’altra prostituta adolescente, sarebbe stato più difficile stabilire uno schema. Cioè, se una prostituta adolescente con la gola tagliata si fa vedere una volta l’anno, la cosa potrebbe anche generare interesse.”

“Giusto,” disse Keri. “Così che non ci fosse nulla con cui andare avanti.”

“Na. Scusami. Tu hai avuto più fortuna?”

“Un pochino,” disse. “Sulla base di quel che ha detto Lupita, pare che il posto possa essere a West Hollywood, in una proprietà recintata.”

“È promettente,” notò Ray.

“Immagino di sì. Ce n’è un migliaio di robe così su quelle colline.”

“Possiamo chiedere a Edgerton di fare un riferimento incrociato per vedere se i titoli di proprietà corrispondono a qualcuno che conosciamo. Con le aziende finte probabilmente è un salto nel buio. Ma non si può mai sapere a cosa può arrivare quel ragazzo.”

Era vero. Il detective Kevin Edgerton era un genio quando si trattava di informatica. Se c’era qualcuno che poteva carpire collegamenti significativi, quello era lui.

“Okay, fa’ che se ne occupi lui,” disse Keri. “Ma faglielo fare fuori radar. E non dargli troppi dettagli. Meno persone sanno che cosa sta succedendo, meno possibilità ci sono che qualcuno inavvertitamente si faccia sfuggire qualcosa che metta sull’avviso le persone sbagliate.”

“Capito. Tu che cosa farai?”

Keri ci pensò per un attimo e si accorse di non avere nuove piste da seguire. Ciò significava che doveva fare quello che faceva sempre quando si trovava davanti un muro di mattoni – star tranquilla. E c’era una sola persona, capì, con cui aveva sicuramente bisogno di un tranquillo inizio.

“A dire il vero,” disse, “puoi chiedere a Castillo di chiamarmi, ma facendoglielo fare fuori, usando il suo cellulare?”

“Okay. A che cosa stai pensando?” chiese Ray.

“Sto pensando che è ora che familiarizzi di nuovo con una vecchia amica.”




CAPITOLO QUATTRO


Keri aspettava ansiosamente in macchina guardando l’orologio mentre se ne stava fuori dagli uffici di Weekly L.A., il giornale alternativo dove aveva chiesto all’agente Jamie Castillo di vedersi. Era anche il luogo in cui la sua amica Margaret “Mags” Merrywether lavorava come editorialista.

Il tempo stava stringendo. Erano già le 12:30 di venerdì, pressappoco a trentasei ore da quando sua figlia sarebbe stata stuprata e uccisa in modo rituale per il piacere di un gruppo di benestanti uomini dall’animo malato.

Keri vide Jamie percorrere la strada e si scacciГІ i pensieri oscuri dalla mente. Aveva bisogno di concentrarsi su come impedire la morte di sua figlia, non di ossessionarsi sulla sgradevolezza di come avrebbe potuto svolgersi la cosa.

Come aveva richiesto, Jamie indossava un cappotto civile sopra l’uniforme per attirare meno l’attenzione. Keri la salutò con la mano dal sedile del conducente, ottenendo la sua attenzione. Jamie sorrise e andò verso la macchina, i capelli scuri che si sollevavano nell’amaro vento nonostante fossero raccolti all’indietro in una coda di cavallo. Era più alta di Keri di qualche centimetro, e anche più atletica. Era una fanatica del parkour e Keri aveva visto cosa poteva fare se costretta.

L’agente Jamila Cassandra Castillo non era ancora una detective. Ma Keri era sicura che quando ce l’avrebbe fatta sarebbe stata una detective fantastica. Oltre alle sue capacità fisiche, era tosta, sveglia, inarrestabile e leale. Aveva già messo la sua sicurezza, e persino il suo lavoro, a rischio per Keri. Se non fosse già stata partner di Ray, Keri sapeva quale sarebbe stata la sua scelta successiva.

Jamie montò in macchina con cautela, facendo involontariamente una smorfia, e Keri ricordò perché. Durante la caccia al sospettato che aveva causato a Keri le ferite attuali, Jamie si era trovata nelle vicinanze di una bomba che era esplosa nell’appartamento del tipo. Aveva ucciso un agente dell’FBI, ne aveva gravemente ustionato un altro, e aveva lasciato Ray con un pezzo di vetro nella gamba destra, cosa che da allora lui non aveva più menzionato. Jamie era finita con una commozione e alcuni seri lividi.

“Non sei stata dimessa dall’ospedale appena oggi?” chiese Keri incredula.

“Già,” disse con orgoglio nella voce. “Mi hanno lasciata andare stamattina. Sono andata a casa, mi sono messa l’uniforme, e sono arrivata al lavoro con dieci minuti di ritardo. Il tenente Hillman è stato tollerante, però.”

“Come vanno le orecchie?” chiese Keri facendo riferimento alla perdita di udito di cui aveva sofferto Jamie negli istanti successivi all’esplosione della bomba.

“Ti sento bene adesso. Ci sono dei fischi intermittenti. Il dottore dice che dovrebbe andar via tutto in una settimana o due. Nessun danno permanente.”

“Non ci credo che oggi lavori,” borbottò Keri scuotendo la testa. “E non ci credo che ti sto chiedendo di dare il massimo il tuo primo giorno di ritorno al lavoro.”

“Non è un problema,” la rassicurò Jamie. “Avevo bisogno di uscire per un po’. Tutti mi trattavano come una bambola di porcellana. Ma devo tornare subito o finisco col perdere tempo. Ho portato quello che mi hai chiesto, però.”

Prese un documento dalla borsa e lo porse a Keri.

“Grazie.”

“Nessun problema. E, prima che me lo chiedi, ho usato lo username �generale’ quando ho fatto ricerche nel database, quindi non arriveranno a me. Presumo che ci sia una ragione per cui non volevi che usassi il mio ID. E presumo anche che ci sia una ragione per cui non mi hai detto niente sul perché hai chiesto questa roba.”

“Presumi correttamente,” disse Keri sperando che Jamie lasciasse le cose così.

“E presumo che non mi dirai che cosa sta succedendo né che mi permetterai di aiutarti in qualche modo, vero?”

“È per il tuo bene, Jamie. Meno sai meglio è. E meno persone sanno che mi hai aiutata, meglio è per quello che sto facendo.”

“Okay. Mi fido di te. Ma se scopri che a un certo punto della strada ti serve aiuto, hai il mio numero.”

“Sì,” disse Keri stringendo appena la mano a Castillo.

Aspettò finché l’agente non fu tornata alla sua auto e non si fu immessa in strada prima di smontare dalla sua. Stringendo il documento che Castillo le aveva dato forte contro al corpo, Keri si precipitò su per i gradini e nell’edificio del Weekly L.A., dove Mags e, si sperava, alcune risposte, la stavano aspettando.



*



Due ore dopo, si sentì bussare alla porta della sala conferenze dove Keri aveva messo su un ufficio e stava esaminando documenti. La larga tavola nel centro della stanza era coperta di carte.

“Chi è?” chiese. La porta si aprì leggermente. Era Mags.

“Davo solo un’occhiata,” disse. “Volevo vedere se volevi una mano, tesoro.”

“A dire il vero, una piccola pausa mi farebbe bene. Entra.”

Mags entrГІ, chiuse a chiave la porta dietro di lei, si assicurГІ che le tendine fossero ancora del tutto chiuse in modo che nessuno potesse vedere dentro, e si avvicinГІ. Ancora una volta, Keri si meravigliГІ di essere diventata amica con quella che essenzialmente era una versione vivente di Jessica Rabbit.

Margaret Merrywether era alta piГ№ di un metro e ottanta, anche senza i tacchi che di solito usava. Statuaria, con pelle bianco latte, ampie curve, rossi capelli fiammanti in tinta con le labbra rosso rubino e luminosi occhi verdi, sembrava essere uscita dalle pagine di una rivista di alta moda per amazzoni.

E tutto questo prima che aprisse la bocca per rivelare un accento che ricordava Rossella O’Hara, solo leggermente eroso da una lingua al vetriolo che faceva più Rosalind Russell in La signora del venerdì. Solo quel tono vagamente caustico accennava all’alter ego di Margaret (Mags per gli amici). Era venuto fuori che scriveva anche sotto allo pseudonimo di “Mary Brady,” l’editorialista scandalistica del giornale alternativo che aveva portato al crollo politici locali, che aveva scoperto abusi aziendali, e sfidato poliziotti corrotti.

Mags era anche una madre di due figli felicemente divorziata, resa ancor più benestante dopo aver diviso la sua strada da quel banchiere del suo ex marito. Keri l’aveva conosciuta lavorando a un caso, e dopo l’inziale sospetto che l’intera sua immagine pubblica fosse una specie di elaborata forma di performance art, era fiorita un’amicizia. Keri, che non aveva molti amici al di fuori del lavoro, era felice di essere quella noiosa per una volta.

Mags sedette accanto a Keri e guardГІ il collage di documenti della polizia e ritagli di giornale disseminati sul tavolo.

“Allora, tesoro, mi hai chiesto di raccogliere copie di ogni articolo che il giornale abbia mai scritto su Jackson Cave. E vedo che hai chiesto a qualcuno del dipartimento di fare lo stesso con tutto ciò che hanno su di lui. Poi ti sei chiusa qui per due ore. Sei pronta a dirmi che cosa succede?”

“Sì,” disse Keri. “Ma prima dammi un attimo.”

Si alzò, estrasse un rilevatore di microspie dalla borsa e procedette a vagliare l’intera sala conferenze. Mags sollevò le sopracciglia, ma non parve sconvolta.

“Sai, tesoro,” cominciò, “difficile che io sia il tipo da dirti che sei troppo cauta. Ma faccio fare a livello professionale questa roba due volte a settimana.”

“Non ho dubbi,” disse Keri. “Ma grazie di assecondarmi. Questo mi è stato dato un amico patito della tecnologia di cui mi fido.”

“Qualcuno del dipartimento?” chiese Mags.

“No, a dire il vero è una guardia di sicurezza di un centro commerciale. È una storia lunga, ma diciamo solo che il tipo sa il fatto suo e mi doveva un favore, perciò quando gli ho chiesto un consiglio per un rilevatore di microspie me l’ha dato in regalo.”

“Pare una storia lunga che mi piacerebbe stare a sentire quando avremo un po’ più di tempo,” disse Mags.

Keri annuì distrattamente continuando a controllare la stanza. Mags sorrise e aspettò pazientemente. Quando Keri ebbe finito senza trovare nulla, tornò a sedersi.

“Okay, ecco che c’è,” disse, e si lanciò nella sua storia con Cave, la maggior parte della quale Mags già conosceva.

Anzi, la sua amica di recente l’aveva aiutata a ottenere informazioni da un assassino mercenario collegato a Cave. Era un uomo conosciuto solo come il Vedovo Nero, una figura misteriosa che guidava una Lincoln Continental nera senza targhe.

Mesi prima Keri aveva visto il filmato di una telecamera di sicurezza in cui lui uccideva con naturalezza l’uomo che teneva Evie, la gettava nel suo portabagagli e spariva con lei nella notte, il tutto, sospettava Keri, su ordine di Cave.

In qualche modo Mags era riuscita a trovare un modo di contattare in forma anonima il Vedovo Nero. Era venuto fuori che lui era felice di passarle una pista sul luogo in cui si trovava Evie a un prezzo considerevole. Sembrava non avere senso della lealtà, il che funzionò bene per Keri in quel caso perché le sue informazioni alla fine l’avevano portata a venire a sapere dell’esistenza dell’evento Vista.

Però, nonostante alcuni particolari, come il collegamento del Vedovo Nero, per lei fossero notizie vecchie, Mags non disse niente. Non la interruppe neanche una volta, anche se prese un blocco per prendere qualche appunto occasionale. Ascoltò meticolosamente, dall’inizio fino alla telefonata di Susan Granger di quella mattina sul fatto che Evie sarebbe stata il Premio di sangue al Vista.

Quando fu sicura che Keri avesse finito, fece una domanda.

“Capisco la difficoltà della tua situazione, Keri. E sono orripilata per te. Però ancora non capisco. Perché stai lì a fissare centinaia di carte sul signor Cave?”

“Perché sono alla frutta, Mags. Non ho altre piste. Non altri indizi. L’unica cosa che so per certo è che Jackson Cave in qualche modo è coinvolto nel caso di mia figlia.”

“Ne sei certa?” chiese Mags.

“Sì,” disse Keri. “Non penso che all’inizio lo fosse. Probabilmente non aveva idea che una delle vittime dei suoi rapitori fosse figlia mia. Dopotutto, non ero neanche una detective all’epoca. Ero professoressa al college. La sua scomparsa è la ragione per cui sono diventata una poliziotta. Non so neanche in quale momento ho attirato la sua attenzione. Ma a un certo punto deve aver messo insieme i pezzi e deve aver capito che la bambina che la detective stava cercando era stata rapita da qualcuno a cui aveva dato il lavoro lui.”

“E pensi che lui abbia cercato il luogo in cui si trova?” chiese Mags. “Pensi che sappia dov’è adesso?”

“Quelle sono due domande molte diverse. Sono sicura che a un certo punto abbia indagato su dove si trovasse. Sarebbe stato nel suo interesse conoscere le sue condizioni. Ma probabilmente molto prima di quando io ho cominciato a fiutare qualcosa su di lui. Una volta che ha sospettato che lo stavo esaminando, non ho dubbi che si sia assicurato di non poter essere collegato a lei. Sa che se io pensassi che lui può condurmi a Evie lo seguirei notte e giorno. Probabilmente teme che lo rapisca e che lo torturi per farmi dire dove si trova.”

“Lo faresti?” chiese Mags, più curiosa che accusatoria.

“Sì. Lo farei un milione di volte.”

“Anch’io,” sussurrò Mags.

“Perciò non penso che Jackson Cave sappia dove si trova mia figlia o chi ce l’abbia. Ma penso anche che conosca degli individui che conoscono degli individui che sanno dove si trova. Penso che potrebbe scoprire dove si trova in questo momento se lo volesse. E penso che potrebbe dirigerla in un luogo specifico in un dato momento, se ne avesse voglia. È questo che credo che stia succedendo. Penso che Evie sia il Premio di sangue perché lui vuole che lo sia. E in qualche modo i suoi desideri sono stati trasmessi alle persone che possono fare accadere la cosa.”

“Allora vuoi seguire quella traccia?”

“No,” disse Keri. “Il labirinto da lui a lei è troppo complicato perché lo comprenda, anche se avessi tempo illimitato, cosa che ovviamente non ho. È una tana di coniglio nella quale non scenderò. Però ho cominciato a capire che per tutto questo tempo ho visto Jackson Cave solo come un nemico, come l’orchestratore che mi tiene lontana da mia figlia, la forza malevola che ha lo scopo di distruggere la mia famiglia.”

“E non lo è?” chiese Mags, sorpresa e quasi offesa.

“Sì, lo è. Ma non è così che si vede lui. E non è quello che è stato sempre. Ho capito che devo dimenticare i miei preconcetti per imparare chi è questo tipo e che cosa lo fa agire.”

“Perché ti importa di che cosa lo fa agire?”

“Perché non posso sconfiggerlo se non capisco come pensa, quali sono i suoi moventi. E se non capisco che cos’è davvero importante per lui, nel profondo, non avrò mai una leva da usare su di lui. Ed è di questo che ho davvero bisogno, Mags – una leva. Questo tipo non mi fornirà volontariamente alcuna informazione. Ma se riesco a determinare qual è la cosa più importante per lui, magari posso usarla per riavere mia figlia.”

“Come?”

“Non ne ho idea… per il momento.”




CAPITOLO CINQUE


Quando tre ore dopo Ray entrò nella sala conferenze, Keri non aveva ancora la sua leva. Pensava però di avere un’idea più chiara di chi fosse Jackson Cave.

“Adorabile vederla, detective Sands,” disse Mags quando entrò portando sub sandwich e caffè freddi.

“Bello anche per me vederti, Rossa,” disse lui buttando i sandwich sulla tavola.

“Be’, che fantasia,” rispose in modo irritante.

Keri non era certa di quando Ray avesse cominciato a chiamare Margaret Merrywether “Rossa”, ma le piacque moltissimo. E nonostante la sua reazione del momento, Keri era piuttosto sicura che nemmeno a Mags dispiacesse.

“Ho portato i documenti finanziari e immobiliari del tipo,” disse Ray. “Ma non penso che saranno la risposta. Li ho rivisti con Edgerton, e lui non è riuscito a trovarci niente che fosse degno di nota. Ma per uno con quei soldi e quel potere, già solo questo è abbastanza degno di nota.”

“Sono d’accordo,” disse Keri. “Ma degno di nota non è abbastanza su cui agire.”

“Voleva far entrare Patterson, ma io gli ho detto di aspettare, per il momento.”

Il detective Garrett Patterson era noto col nome di “Noiosetto,” e per una buona ragione. Era il secondo miglior informatico dell’unità dopo Edgerton, ma mentre mancava dei doni intuitivi di Edgerton nel trovare collegamenti nascosti all’interno di informazioni complesse, aveva un’altra abilità. Adorava esaminare le minuzie dei verbali per trovare un piccolo ma cruciale dettaglio che gli altri si perdevano.

“Sarebbe il tipo giusto,” disse Keri dopo un momento. “Potrebbe scoprire qualcosa nei documenti immobiliari. Ma temo che non potrebbe fare a meno di dirlo a Hillman o di estendere troppo il campo di ricerca per sbaglio e far partire gli allarmi. Non voglio coinvolgerlo a meno che non restiamo senza altra scelta.”

“Potremmo arrivarci,” disse Ray. “Cioè, a meno che tu non abbia craccato il codice Cave nelle ultime ore.”

“Non direi così,” ammise Keri. “Però ho scoperto delle cose sorprendenti.”

“Tipo cosa?”

“Be’, per cominciare,” si intromise Mags, “Jackson Cave non è sempre stato uno stronzo totale.”

“Questa è una sorpresa,” disse Ray scartando un sandwich e dandogli un grosso morso. “Come mai?”

“Lavorava per l’ufficio del procuratore distrettuale,” rispose Mags.

“Era un pubblico ministero?” chiese Ray, quasi soffocandosi col cibo. “Il difensore degli stupratori e dei molestatori di bambine?”

“È stato molto tempo fa,” disse Keri. “È entrato lì subito dopo la scuola di legge alla University of Southern California – ci ha lavorato per due anni.”

“Non resisteva?” si chiese Ray.

“A dire la verità, il suo tasso di condanne era piuttosto sorprendente. Apparentemente non gli piaceva patteggiare spesso perciò ha portato la maggior parte dei casi in tribunale. Ha ottenuto diciannove condanne e due sospensioni della giuria. Non una sola assoluzione.”

“Questo è buono,” riconobbe Ray. “Allora perché ha cambiato bandiera?”

“Ho dovuto scavare un po’,” disse Keri. “È stata Mags in realtà a scoprirlo. Vuoi spiegarglielo?”

“Con grande piacere,” disse alzando lo sguardo dal mare di pagine che aveva di fronte. “Immagino che una vita di tediose ricerche ripaghi di tanto in tanto. Jackson Cave aveva un fratellastro di nome Coy Trembley. Avevano padri diversi, ma sono cresciuti insieme. Coy aveva tre anni più di Jackson.”

“Anche Coy era un avvocato?” chiese Ray.

“Difficilmente,” disse Mags. “Coy è stato nei guai con la legge per tutta l’adolescenza e fino ai trent’anni – soprattutto per piccole cose. Ma quando aveva trentun anni è stato arrestato per aggressione sessuale. Fondamentalmente è stato accusato di essersi imposto su una bambina di nove anni che viveva in fondo alla strada.”

“E Cave lo ha difeso?”

“Non ufficialmente. Ma ha preso un congedo di nove mesi dall’ufficio del procuratore subito dopo l’arresto. Non era il legale ufficiale di Trembley e il suo nome non si trova su nessun documento legale depositato presso il tribunale.”

“Sento arrivare un �ma’,” disse Ray.

“Senti bene, caro,” dichiarò Mags. “Ma per ragioni di tasse, il suo lavoro dichiarato in quel periodo era �consulente legale’. E ho paragonato il linguaggio dei ragguagli sul caso di Trembley. Alcune delle formulazioni e della logica sono molto simili ai casi più recenti di Cave. Penso che sia giusto presumere che stesse segretamente assistendo il fratello.”

“E come l’ha fatto?” chiese Ray.

“Piuttosto bene. Il caso Coy Trembley è finito con la sospensione della giuria. I pubblici ministeri stavano discutendo se riprocessarlo o meno quando il padre della bambina si è presentato a casa di Trembley e gli ha sparato cinque volte, inclusa una alla faccia. Non ce l’ha fatta.”

“Cavolo,” borbottò Ray.

“Già,” disse Keri. “È stato più o meno in quel periodo che Cave ha presentato la lettera di dimissioni all’ufficio del procuratore distrettuale. Dopo si è reso irrintracciabile per tre mesi. Poi improvvisamente è riemerso con un nuovo studio che lavorava più che altro per aziende. Ma si è anche occupato di un po’ di reati economici e finanziari e, sempre di più a mano a mano che passavano gli anni, dei lavoro pro bono per gente come il suo fratellastro.”

“Aspetta,” domandò incredulo Ray. “Devo credere che questo qui è diventato un legale della difesa per onorare la memoria del fratello morto o una cosa del genere, per difendere i diritti di mostri dalla morale grottesca?”

Keri scosse la testa.

“Non lo so, Ray,” disse. “Cave non ha quasi mai parlato del fratello nel corso degli anni. Ma quando l’ha fatto ha sempre sostenuto che Coy fosse stato accusato ingiustamente. È stato piuttosto irremovibile su questo. Penso che sia possibile che abbia cominciato a praticare con intenzioni nobili.”

“Okay. Diciamo che su questo gli do il beneficio del dubbio. Che diavolo gli è successo dopo?”

Mags riprese da lì.

“Be’, è piuttosto chiaro che la colpevolezza della maggior parte dei suoi primi clienti pro bono fosse altamente dubbiosa. Alcuni sembrano solo essere stati pescati da confronti all’americana o raccolti dalle strade. Occasionalmente riusciva a farli uscire; di solito no. Nel frattempo se ne andava in giro a tenere discorsi alle conferenze sui diritti civili – bei discorsi a dire la verità, molto appassionati. Girava persino voce che potesse candidarsi, un giorno.”

“Sembra una storia americana di successo finora,” disse Ray.

“Lo era,” disse Keri. “Cioè, fino a una decina di anni fa. È lì che ha preso il caso di uno che non corrispondeva al profilo. Era un rapitore seriale di bambini che apparentemente lo faceva per professione. E ha pagato Cave profumatamente perché lo rappresentasse.”

“Perché all’improvviso ha accettato quel caso?” chiese Ray.

“Non è chiaro al cento per cento,” disse Keri. “Il lavoro per le aziende non era ancora decollato sul serio. Perciò avrebbe potuto essere una decisione finanziaria. Forse non vedeva quel tipo sgradevole come gli altri. Le accuse contro di lui erano per rapimento mercenario, non per aggressione o molestia. Quello praticamente rapiva i bambini e li vendeva all’offerente maggiore. Era, per usare una descrizione generosa, un �professionista’. Qualunque fosse la ragione, Cave l’ha accettato, l’ha fatto assolvere, e poi si sono aperti gli argini. Ha cominciato ad accettare tutta una serie di clienti del genere, molti dei quali erano meno… professionali.”

“Circa nello stesso periodo,” aggiunse Mags, “il lavoro per le aziende è partito. Si è trasferito da un ufficetto di Echo Park allo stabile multipiano del centro che ha adesso. E non si è mai voltato indietro.”

“Non lo so,” disse scettico Ray. “È difficile vedere il passaggio dalle lotte libertarie per i diritti civili per gli ultimi allo squalo legale senza rimorsi che rappresenta pedofili e che verosimilmente coordina un giro di prostituzione e schiavitù di minorenni. Mi pare che ci stiamo perdendo un pezzo.”

“Be’, tu sei un detective, Raymond,” disse sarcasticamente Mags. “A maggior ragione, indaga.”

Ray aprì la bocca, sul punto di rispondere, prima di accorgersi che lo aveva preso in giro. Tutti e tre risero, contenti dell’occasione di spezzare la tensione che non si erano accorti che si era costruita. Keri tornò a parlare.

“La cosa deve essere legata a quel rapitore seriale che ha rappresentato. È stato allora che è cambiato tutto. Dovremmo esaminare meglio la cosa.”

“Che cos’hai su di lui?” chiese Ray.

“Il suo caso è una specie di vicolo cieco,” disse Mags, frustrata. “Cave lo ha rappresentato, lo ha fatto uscire, e poi l’uomo è scomparso dai radar. Non siamo state in grado di trovare niente su di lui da allora.”

“Come si chiamava?” chiese Ray.

“John Johnson,” rispose Mags.

“Mi suona familiare,” borbottò Ray.

“Davvero?” disse Keri sorpresa. “Perché non c’è quasi nulla su di lui. Pare che fosse una falsa identità. Non c’è documentazione della sua esistenza dopo l’assoluzione. È come se avesse lasciato il tribunale e poi fosse completamente scomparso.”

“Comunque quel nome mi fa suonare una campanella,” disse Ray. “Penso che sia stato prima che tu entrassi nella polizia. Hai cercato di recuperare una foto segnaletica?”

“Avevo cominciato,” disse Keri. “Ci sono settantaquattro John Johnson nel database che si sono fatti una foto segnaletica nel mese precedente al suo arresto. Non ho avuto la possibilità di guardarle tutte.”

“Ti spiace se do un’occhiata io?”

“Vai,” disse Keri, facendo apparire la finestra e facendo scivolare il laptop verso di lui. Capiva che stava seguendo un’idea e che non voleva dirla ad alta voce nel caso in cui avesse avuto torto. Mentre passava in rassegna le immagini, parlò in modo quasi assente.

“Avete detto tutte e due che era come se fosse uscito dai radar, come se fosse sparito, giusto?”

“Ah-ah,” disse Keri osservandolo attentamente, sentendo accelerare il respiro.

“Quasi come… un fantasma?” chiese.

“Ah-ah,” ripeté.

Smise di scorrere le immagini e ne fissГІ una sullo schermo prima di alzare lo sguardo su Keri.

“Penso che sia perché lui è un fantasma; o, più precisamente, �il Fantasma.’”

Ray voltò lo schermo in modo che Keri riuscisse a vedere la foto segnaletica. Mentre fissava l’immagine dell’uomo che per primo aveva condotto Jackson Cave nel suo oscuro cammino, un brivido freddo le corse giù per la spina dorsale.

Lo conosceva.




CAPITOLO SEI


Keri cercГІ di controllare le emozioni mentre una scarica di adrenalina le percorreva il sistema, facendole formicolare tutto il corpo.

Riconosceva l’uomo che le restituiva lo sguardo. Ma non lo conosceva come John Johnson. Quando si erano conosciuti, si faceva chiamare Thomas Anderson, ma tutti facevano riferimento a lui col nome del Fantasma.

Avevano parlato solo due volte, ogni volta al Twin Towers Correctional Facility del centro di Los Angeles, dove al momento era incarcerato per crimini non dissimili da quelli per cui era stato condannato John Johnson.

“Chi è, Keri?” chiese Mags, per metà preoccupata per metà infastidita dal lungo silenzio.

Keri si accorse di essere rimasta a fissare, muta, la foto segnaletica per gli ultimi secondi.

“Scusa,” rispose tornando al presente. “Si chiama Thomas Anderson. È nella cella della contea per rapimento e vendita di minori, per lo più a famiglie di altri stati che non soddisfacevano i requisiti per le adozioni. Non riesco a credere che non mi sia venuto in mente che Johnson e Anderson potessero essere la stessa persona.”

“Cave ha a che fare con un sacco di rapitori, Keri,” disse Ray. “Non c’è ragione per cui avresti dovuto fare il collegamento.”

“Come fai a conoscerlo?” chiese Mags.

“Mi ci sono imbattuta l’anno scorso esaminando documenti su casi di rapimento. A un certo punto ho pensato che potesse aver preso lui Evie. Sono andata alle Twin Towers per interrogarlo ed è diventato chiaro piuttosto velocemente che non era stato lui. Mi ha anche dato qualche pista che alla fine mi ha aiutata a scovare il Collezionista. E, adesso che ci penso, lui è stato il primo a menzionarmi Jackson Cave – ha detto che Cave era il suo avvocato.”

“Non avevi mai sentito di Cave prima?” chiese Mags.

“No, ne avevo sentito parlare. È tristemente noto ai poliziotti delle persone scomparse. Ma non avevo mai conosciuto uno dei suoi clienti né avevo ragione di pensare di lui altro che fosse un reietto qualsiasi finché Anderson non mi ha resa più consapevole su di lui. Finché non ho conosciuto Thomas Anderson, Jackson Cave non è mai stato nel mio radar.”

“E tu non pensi che sia una coincidenza?” chiese Mags.

“Con Anderson, non sono sicura che esistano coincidenze. Non è strano che esca impunemente come �John Johnson’ ma che venga poi arrestato sempre per i rapimenti usando la sua identità vera, Thomas Anderson? Perché non ha usato di nuovo una falsa identità? Cioè, quello è stato un bibliotecario per oltre trent’anni. Fondamentalmente si è rovinato la vita usando il suo nome vero.”

“Magari ha pensato che Cave sarebbe riuscito a farlo uscire un’altra volta,” suggerì Ray.

“Ma ecco un fatto,” disse Keri. “Anche se Cave tecnicamente era il suo avvocato della difesa, all’ultimo processo, quello in cui è stato condannato, Anderson si è difeso da solo. E, presumibilmente, è stato grandioso. Si dice che sia stato così convincente che se il caso non fosse stato a prova di bomba sarebbe uscito.”

“Se questo qui è un genio del genere,” replicò Mags , “come mai il caso contro di lui era così solido, allora?”

“Gli ho chiesto la stessa cosa,” rispose Keri. “E lui mi ha dato ragione sul fatto che fosse strano che qualcuno di così intelligente e meticoloso come lui fosse stato preso così. Non l’ha detto esplicitamente, ma essenzialmente ha insinuato che voleva essere condannato.”

“Ma perché, per Dio?” chiese Mags.

“Questa è una domanda eccellente, Margaret,” disse Keri chiudendo il laptop. “Ed è una domanda che intendo fare subito al signor Anderson.”



*



Keri parcheggiò la macchina nella massiccia struttura di fronte alle Twin Towers e andò all’ascensore. A volte, se doveva venire lì di giorno, la grande prigione di contea era così piena che doveva percorrere tutta la strada fino al nono piano scoperto della struttura per trovare un parcheggio. Ma erano quasi le otto di sera, e trovò posto al primo piano.

Attraversando la strada, ripassГІ il piano. Tecnicamente, vista la sospensione e le indagini degli affari interni, non era autorizzata a vedere un prigioniero in una sala interrogatori. Ma non si trattava di un fatto di dominio pubblico, ancora. Sperava che la familiaritГ  che aveva con lo staff della prigione le avrebbe permesso di convincerli a parole a farle fare ciГІ che voleva.

Ray si era offerto di venire con lei per lisciarle la strada. Ma lei temeva che la cosa avrebbe portato a domande, mettendolo potenzialmente in pericolo. Anche in caso contrario, avrebbero potuto chiedergli di essere presente all’interrogatorio di Anderson. Keri sapeva che in quelle circostanze l’uomo non si sarebbe aperto.

Come si scoprì, non avrebbe dovuto preoccuparsi.

“Come va, detective Locke?” chiese l’agente della sicurezza Beamon quando lei si avvicinò al metal detector posto nell’atrio. “Sono sorpreso di vederla in piedi dopo lo scontro con quello psicopatico di questa settimana.”

“Ah, già,” disse Keri decidendo di usare il confronto che aveva avuto a suo vantaggio, “lo sono anch’io, Freddie. Pare che sia stata a un incontro di pugilato, vero? A dire la verità sono ancora ufficialmente in malattia finché non sono in una forma migliore. Ma stavo diventando matta chiusa a casa, perciò ho pensato di dare un’occhiata a un vecchio caso. È una cosa informale, perciò non ho neanche portato la pistola e il distintivo. Va bene lo stesso se interrogo qualcuno fuori dalle ore di lavoro?”

“Ma certo, detective. Vorrei solo che se la prendesse un po’ comoda. Però so che non lo farà. Firmi. Prenda il badge dei visitatori e vada al piano interrogatori. Conosce la procedura.”

Keri la procedura la conosceva, e quindici minuti dopo era seduta in una sala interrogatori, in attesa dell’arrivo del detenuto #2427609, o Thomas “il Fantasma” Anderson. La guardia l’aveva avvertita che si stavano preparando a spegnere le luci e che ci sarebbe potuto volere un po’ di tempo in più per recuperarlo. Cercò di stare tranquilla mentre aspettava, ma sapeva che era una battaglia persa.

Anderson sembrava sempre irritarla, come se segretamente le stesse rimuovendo lo scalpo per aprirle il cranio e leggerle i pensieri. Frequentemente le pareva di essere un gattino mentre lui teneva in mano una di quelle penne con le lucine per farla scorrazzare in direzioni casuali a seconda dei suoi capricci.

Eppure erano state le sue informazioni ad averla portata per una strada che l’aveva condotta più vicina a trovare Evie di quanto avesse fatto qualunque altra cosa. Era stato un progetto o solo fortuna? Non le aveva mai dato indicazione che i loro incontri fossero altro che eventi fortuiti. Ma se lui era così avanti nel gioco, perché avrebbe dovuto?

La porta si aprì e lui la attraversò, molto simile a come se lo ricordava. Anderson, sui cinquantacinque anni, era bassino, sul metro e settantasei, con una figura quadrata e ben costruita che faceva pensare che usasse con regolarità la palestra della prigione. Le manette sugli avambracci muscolosi sembravano strette. Però sembrava più snello di come lo ricordava, come se avesse saltato qualche pasto.

I capelli folti erano divisi ordinatamente, ma con sorpresa di lei, non erano piГ№ del nero corvino che ricordava. Adesso erano piГ№ che altro una combinazione sale e pepe. Ai margini della tuta della prigione, riusciva a vedere porzioni dei molteplici tatuaggi che gli rigavano il lato destro del corpo fino a risalire sul collo. Il lato sinistro era ancora incontaminato.

Mentre lo portavano alla sedia di metallo dall’altra parte del tavolo rispetto a dove si trovava lei, gli occhi grigi non la lasciarono mai. Sapeva che la stava analizzando, studiando, misurando, cercando di capire tutto ciò che poteva della sua situazione prima ancora che parlasse.

Quando si fu seduto, la guardia prese posizione vicino alla porta.

“Stiamo bene anche da soli, agente… Kiley,” disse Keri strizzando gli occhi per leggergli la targhetta col nome.

“La procedura, signora,” disse bruscamente la guardia.

Lo guardò. Era nuovo… e giovane. Dubitava che prendesse già mazzette, ma non poteva permettersi che nessuno, corrotto o pulito, sentisse quella conversazione. Anderson le sorrise leggermente, sapendo che cosa stava per succedere. Probabilmente per lui sarebbe stato un intrattenimento.

Keri si alzò in piedi e fissò la guardia finché il ragazzo non percepì gli occhi su di sé e non la guardò.

“Innanzitutto, non signora. Detective Locke. Secondo, non me ne frega un cazzo della procedura, novellino. Voglio parlare con questo detenuto in privato. Se non riesci a venirmi incontro, allora dovrò parlare con te in privato, e non sarà una conversazione piacevole.”

“Ma…” cominciò a balbettare Kiley spostando il peso da un piede all’altro.

“Ma niente, agente. Hai due scelte davanti. Puoi lasciarmi parlare col detenuto privatamente. Oppure possiamo fare quella conversazione! Quale scegli?”

“Magari dovrei chiamare il mio supervisore…”

“Non rientra nella lista di scelte, agente. La sai una cosa? Decido io per te. Esci, così posso fare due chiacchiere. Si penserebbe che beccare un pedofilo fanatico religioso mi dia un pass per il resto della settimana, ma immagino di dover istruire anche un carceriere adesso.”

Si allungò verso il pomello della porta e cominciò a tirare quando l’agente Kiley finalmente perse del tutto il controllo dei nervi. Era colpita da quanto fosse durato.

“Non importa, detective,” disse frettolosamente. “Aspetto fuori. Però la prego di essere cauta. Quel prigioniero ha un passato di incidenti violenti.”

“Certo che sarò cauta,” disse Keri, la voce adesso tutto miele. “Grazie di essere stato così premuroso. Cercherò di fare presto.”

Lui uscì e chiuse la porta, e Keri tornò al suo posto, piena della fiducia in sé e dell’energia che appena trenta secondi prima le mancavano.

“È stato divertente,” disse gentilmente Anderson.

“Ne sono sicura,” rispose Keri. “Può scommettere che mi aspetto delle informazioni valide in cambio dell’intrattenimento di qualità che le ho fornito.”

“Detective Locke,” disse Anderson in un tono di finta indignazione, “lei offende la mia delicata sensibilità. Sono passati mesi dall’ultima volta che ci siamo visti, eppure il suo primo istinto quando mi vede è di chiedermi informazioni? Nessun salve? Nessun come sta?”

“Salve,” disse Keri. “Le chiederei come sta, ma è chiaro che non sta benissimo. Ha perso peso. I capelli sono diventati grigi. La pelle vicino agli occhi floscia. È malato? O è qualcosa che le pesa sulla coscienza?”

“Entrambe le cose, a dire il vero,” ammise. “Vede, i ragazzi di qui mi stanno trattando in modo un po’ ruvido, ultimamente. Non sono più nel gruppo dei popolari. Perciò occasionalmente mi viene �presa in prestito’ la cena. Di tanto in tanto mi viene eseguito un massaggio alle costole non richiesto. Ah, e ho un principio di cancro.”

“Non lo sapevo,” disse piano Keri, presa sinceramente alla sprovvista. Tutti i segni fisici di deperimento adesso avevano più senso.

“Come poteva?” chiese. “Non ho pubblicizzato la cosa. Avrei potuto dirglielo all’udienza di novembre, ma lei non c’era. Non ce l’ho fatta, comunque. Non è colpa sua, però. La sua lettera era adorabile, grazie mille.”

Keri aveva scritto una lettera sulla condotta di Anderson dopo che lui l’aveva aiutata. Non aveva sostenuto il suo rilascio, ma era stata generosa nella descrizione dell’assistenza data da lui alle forze dell’ordine.

“Non è rimasto sorpreso di non avercela fatta, mi par di capire.”

“No,” disse. “Ma è dura non sperare. Era la mia vera ultima possibilità di uscire di qui prima che mi prenda la malattia. Sognavo di vagare per una spiaggia di Zihuatanejo. Ahimè, non avverrà. Ma abbiamo chiacchierato a sufficienza, detective. Andiamo al perché lei è qui, sul serio. E si ricordi che i muri hanno orecchie.”

“Okay,” cominciò, poi si sporse in avanti e sussurrò, “sa di domani sera?”

Anderson annuì. Keri sentì un’ondata di speranza salirle al petto.

“Sa dove accadrà?”

Scosse la testa.

“Non posso aiutarla con il dove,” le sussurrò in risposta. “Ma potrei essere in grado di aiutarla sul perché.”

“A che mi servirebbe?’ domandò amaramente.

“Sapere il perché potrebbe aiutarla a scoprire il dove.”

“Mi permetta di chiederle un perché diverso,” disse, capendo che la rabbia la stava sopraffacendo ma incapace di contenerla.

“Va bene.”

“Perché mi sta aiutando?” chiese. “Mi guida dall’inizio, dalla prima volta che l’ho conosciuta?”

“Ecco quello che le posso dire, detective. Lei lo sa che cosa facevo per vivere, che coordinavo il rapimento di bambini dalle loro famiglie perché venissero dati ad altre famiglie, spesso per commissioni enormi. Era un business molto lucroso. Sono stato in grado di condurlo da una certa distanza usando un nome falso e vivendo una vita felice e semplice.”

“Come John Johnson?”

“No, la mia vita felice era come Thomas Anderson, il bibliotecario. Il mio alter ego era John Johnson, il facilitatore di rapimenti. Quando sono stato preso, sono ricorso a qualcuno che conosciamo entrambi per assicurarmi che John Johnson venisse esonerato e che Thomas Anderson non venisse mai collegato a lui. Questo è stato quasi dieci anni fa. Il nostro amico non lo voleva fare. Ha detto che lui rappresentava solo le persone bistrattate dal sistema e che io ero, ed è buffo pensarci adesso, un cancro di quel sistema.”

“È buffo sì,” gli diede ragione Keri, senza ridere.

“Però, come sa, so essere convincente. L’ho persuaso che prendevo bambini da famiglie benestanti e indegne per darli a famiglie amorevoli prive delle medesime risorse. Poi gli ho offerto un’enorme quantità di soldi per farmi assolvere. Penso che lo sapesse che stavo mentendo. Dopotutto, come potevano permettersi di pagarmi queste famiglie a basso reddito? E i genitori dei bambini perduti erano davvero tutti terribili? Il nostro amico è molto sveglio. Doveva saperlo. Ma ha avuto qualcosa a cui aggrapparsi, qualcosa da dirsi mentre prendeva da me contanti a sei cifre.”

“A sei cifre?” ripeté Keri, incredula.

“Come ho detto, è un business molto lucroso. E quel pagamento era solo il primo. Nel corso del processo l’ho pagato all’incirca mezzo milione di dollari. E con quello, lui era sulla buona strada. Dopo l’assoluzione e la riassunzione al lavoro sotto il mio vero nome, ha persino cominciato ad aiutarmi a facilitare i rapimenti per queste famiglie �più degne’. Fin quando riusciva a trovare un modo per giustificare le transazioni, queste non lo mettevano a disagio, ne era persino entusiasta.”

“Quindi gli ha fatto dare lei il primo morso del frutto proibito?”

“Sì. E lui ha scoperto che il sapore gli piaceva. Anzi, ha scoperto che gli piaceva il sapore di molte cose grandiose che non era consapevole gli sarebbero potute piacere.”

“Che cosa sta dicendo, di preciso?” chiese Keri.

“Diciamo solo che da qualche parte, lungo la strada, ha perso il bisogno di giustificare le transazioni. Ha presente quell’evento di domani sera?”

“Sì?”

“È parto del suo ingegno,” disse Anderson. “Attenzione, lui non vi partecipa. Ma ha capito che c’era un mercato per quel tipo di roba e per tutte le festività più piccole e simili nel corso di tutto l’anno. Ha riempito quella nicchia. Essenzialmente controlla la versione esclusiva di quel… mercato nella zona di Los Angeles. E pensare che prima di me lavorava in un ufficio a una sola stanza accanto a un negozio di ciambelle rappresentando immigranti illegali che talvolta venivano accusati di crimini sessuali da poliziotti a caccia di gloria.”

“Allora lei ha sviluppato una coscienza?” chiese Keri a denti stretti. Era disgustata, ma voleva risposte, e temeva che a essere troppo aperta col disgusto avrebbe fatto chiudere Anderson. Lui parve percepire come si sentiva lei, ma proseguì comunque.

“Non ancora. Non è stato questo. È accaduto molto dopo. Circa un anno e mezzo fa ho visto sui notiziari locali la storia di una detective e del suo partner che avevano salvato questa ragazzina rapita dal ragazzo della sua babysitter, inquietante davvero.”

“Carlo Junta,” disse Keri automaticamente.

“Giusto. Comunque, nella storia hanno accennato che la detective era la stessa che era entrata all’accademia di polizia qualche anno prima. E hanno mostrato un filmato preso da un’intervista dopo il diploma all’accademia. Diceva di essere entrata nelle forze dell’ordine perché sua figlia era stata rapita. Diceva che anche se non era riuscita a salvare sua figlia, magari da poliziotta avrebbe potuto aiutare a salvare la figlia di un’altra famiglia. Le suona familiare?”

“Sì,” disse dolcemente Keri.

“Quindi,” continuò Anderson, “dato che lavoravo in una biblioteca e avevo accesso a ogni tipo di vecchi filmati dei notiziari, sono tornato indietro e ho scoperto la storia di quando la figlia della signora era stata rapita e la conferenza stampa immediatamente successiva, in cui implorava perché sua figlia tornasse sana e salva.”

Keri tornò alla conferenza, che era quasi tutta offuscata. Ricordava di aver parlato a una dozzina di microfoni sparati davanti alla faccia, implorando l’uomo che le aveva preso la figlia in un parco, che l’aveva gettata in un furgone come una bambola di cenci, di restituirgliela.

Ricordò l’urlo di “ti prego, mamma, aiutami” e le codine bionde che saltavano allontanandosi da lei mentre Evie, che all’epoca aveva solo otto anni, spariva oltre il campo verde. Ricordò i pezzi del ghiaino che aveva ancora incastrati nei piedi durante la conferenza, intrappolatisi lì quando aveva corso a piedi nudi per il parcheggio, rincorrendo il furgone finché questi non l’aveva lasciata nella polvere. Ricordava tutto.

Anderson aveva smesso di parlare. Lo guardГІ e vide che aveva gli occhi rigati di lacrime, proprio come lo erano quelli di lei. Lui insistette.

“Dopo, ho visto un’altra storia qualche mese più tardi dove questa detective aveva salvato un altro bambino, stavolta un ragazzino rapito mentre andava agli allenamenti di baseball.”

“Jimmy Tensall.”

“E un mese dopo aveva trovato una bimba che era stata presa proprio dal carrello del supermercato. La donna che l’aveva rapita si era fatta fare un finto certificato di nascita e progettava di portare la piccola in aereo in Perù. Lei l’ha beccata al gate quando stava per salire a bordo.”

“Me lo ricordo.”

“È stato allora che ho deciso di non poterlo fare più. Ogni transazione mi ricordava di quella conferenza stampa in cui lei implorava per il ritorno di sua figlia. Non potevo più tenere la cosa a distanza di sicurezza. Mi sono addolcito, immagino. E più o meno in quel periodo, il nostro amico ha commesso un errore.”

“Quale?” chiese Keri sentendo un formicolio che le veniva solo quando percepiva che stava per essere rivelato qualcosa di grosso.

Thomas Anderson la guardò, e lei capì che stava combattendo contro una decisione interiore piuttosto grande. Poi il sopracciglio gli si lisciò e gli occhi gli si schiarirono. Pareva aver fatto la sua scelta.

“Lei si fida di me?” chiese piano.

“Che diavolo di domanda è? È impossibile cazzo che…”

Ma prima che avesse finito la frase, lui aveva spinto via il tavolo che li separava, le aveva messo le manette che aveva ai polsi attorno al collo e l’aveva spinta a terra, scivolando all’indietro in un angolo della sala interrogatori.

Quando l’agente Kiley si precipitò nella stanza, Anderson usò il corpo di lei come scudo, tenendosela davanti. Keri provò un’acuta puntura al collo e abbassò lo sguardo per vedere che cosa fosse. Sembrava il manico affilato di uno spazzolino da denti. E ce l’aveva schiacciato contro la giugulare.




CAPITOLO SETTE


Keri era totalmente sbalordita. Un attimo prima Anderson si era commosso al pensiero di sua figlia scomparsa. Adesso le teneva alla gola un pezzo di plastica affilato come un rasoio.

Il suo primo istinto fu di fare una mossa per spezzargli la presa. Ma sapeva che non avrebbe funzionato. Non c’era mossa che potesse fare prima che lui fosse in grado di ficcarle lo spuntone di plastica nella vena.

Inoltre, c’era qualcosa che non andava. Anderson non le aveva mai dato l’impressione di provare astio nei suoi confronti. Sembrava invece che lei gli piacesse. Sembrava volerla aiutare. E, se aveva davvero il cancro, quello era un esercizio infruttuoso. Si era detto che sarebbe morto presto.

È un modo per evitare l’agonia, la sua versione di suicidio tramite un poliziotto?

“Gettalo, Anderson!” urlò l’agente Kiley, l’arma puntata nella sua vaga direzione.

“Metti giù la pistola, Kiley,” disse Anderson, sorprendentemente calmo. “Sparerai accidentalmente all’ostaggio e la tua carriera sarà finita prima ancora di cominciare. Segui la procedura. Avverti il tuo superiore. Fa’ venir qui un negoziatore. Non ci dovrebbe volere molto. Il dipartimento ne ha sempre uno reperibile. Uno probabilmente potrà essere in questa stanza nel giro di dieci minuti.”

Kiley rimase lì in piedi, incerto su come procedere. Gli occhi gli saettavano avanti e indietro da Anderson a Keri. Gli tremavano le mani.

“Ha ragione lui, agente,” disse Keri cercando di imitare il tono rassicurante di Anderson. “Segui la procedura e la cosa si risolverà. Il prigioniero non andrà da nessuna parte. Esci e assicurati che la porta sia chiusa. Fa’ le tue telefonate. Io sto bene. Il signor Anderson non mi farà del male. Chiaramente vuole negoziare. Perciò devi portar qui qualcuno che sia autorizzato a farlo, okay?”

Kiley annuì ma i piedi gli rimasero radicati sul posto.

“Agente Kiley,” disse Keri, stavolta con maggiore fermezza, “esci e chiama il tuo supervisore. Subito!”

CiГІ sembrГІ far riprendere Kiley. Si ritrasse dalla stanza e chiuse a chiave la porta, e afferrГІ il telefono a parete, senza mai lasciarli con la vista.

“Non abbiamo molto tempo,” sussurrò Anderson nell’orecchio di Keri ammorbidendo leggermente la pressione della plastica contro alla sua carne. “Scusi di tutto, ma è l’unico modo in cui potevo essere sicuro che potessimo parlare in completa confidenza.”

“Davvero?” sussurrò Keri, per metà furiosa e per metà sollevata.

“Cave ha gente ovunque, qui dentro e là fuori. Dopo di ciò, io sono di sicuro finito. Non supererò la notte. Potrei non superare la prossima ora. Ma sono più preoccupato per lei. Se lui pensa che lei sappia tutto quello che so io, potrebbe farla eliminare, a prescindere dalle conseguenze.”

“Allora lei che cosa sa?” chiese Keri.

“Le ho detto che Cave ha commesso un errore. È venuto da me per dirmi che era preoccupato per lei. Aveva fatto dei controlli e aveva scoperto che uno dei suoi aveva rapito sua figlia. Come ha scoperto lei, si trattava di Brian Wickwire – il Collezionista. Cave non ne aveva dato l’ordine, né ne era a conoscenza. Wickwire operava molto di sua iniziativa e Cave spesso lo aiutava facilitandogli il trasferimento delle ragazzine dopo il fatto. È quello che ha fatto con Evie, e non ci ha mai pensato su due volte.”

“Allora non ce l’aveva lui come obiettivo?” chiese Keri. Aveva sospettato la stessa cosa, ma voleva esserne sicura.

“No. Era solo una ragazzina bionda carina per cui Wickwire pensava di poter tirar fuori un buon prezzo. Ma dopo che lei ha cominciato a salvare le ragazze e finire sui titoloni in prima pagina, Cave è tornato ai suoi registri e ha visto di essere collegato al suo rapimento tramite Wickwire. Temeva che alla fine lei avrebbe trovato un modo per arrivare a lui e mi ha chiesto di aiutarlo a nascondere ben bene Evie e di tenere lui fuori dalla cosa. Lui non voleva saperne niente.”

“Stava coprendo le sue tracce prima ancora che sospettassi che fosse coinvolto?” chiese Keri meravigliandosi della lungimiranza di Cave.

“È un ragazzo sveglio,” disse Anderson dandole ragione. “Ma quello che non aveva capito era che stava chiedendo aiuto alla persona più sbagliata. Non poteva saperlo. Dopotutto, sono io quello che l’ha corrotto all’inizio. Perché avrebbe dovuto sospettare di me? Però io mi sono deciso ad aiutare lei. Ovviamente l’ho fatto in un modo che pensavo mi avrebbe mantenuto protetto.”

Proprio allora Kiley aprì la porta di una fessura.

“Il negoziatore sta arrivando,” disse, la voce tremolante. “Sarà qui tra cinque minuti. Resta calmo. Non fare nulla di pazzo, Anderson.”

“Non farmi fare tu niente di pazzo!” gli urlò in risposta Anderson spingendo di nuovo lo spazzolino da denti contro al collo di Keri e infilzandole inavvertitamente la pelle. Kiley richiuse rapidamente la porta.

“Oh,” disse lei.” Penso che abbia sparso sangue.”

“Mi scusi,” disse, parendo sorprendentemente imbarazzato. “È difficile da manovrare standosene disteso così sul pavimento.”

“Lo tenga un pochino sotto controllo, okay?”

“Ci proverò. È che sta accadendo molto, sa? Comunque, ho parlato con Wickwire e gli ho detto di sistemare Evie in un luogo di Los Angeles dove si sarebbero presi ben cura di lei, nel caso in cui ne avessimo avuto bisogno in seguito. Volevo assicurarmi che non lasciasse la città. E non volevo che passasse… più di quello che doveva passare.”

Keri non rispose, ma sapevano entrambi che non c’era nulla che lui potesse fare riguardo agli anni precedenti e agli orrori che sua figlia doveva aver sofferto in quel periodo. Anderson continuò rapidamente, chiaramente non volendo indugiare sul pensiero più di quanto facesse lei.

“Non sapevo che cosa ne avesse fatto di lei, ma venne fuori che l’aveva messa con il tizio più vecchio con cui alla fine lei ha scoperto che stava Evie.”

“Se aveva deciso di aiutarmi, perché non ha scoperto dove si trovava e non è andato a prendersela lei?”

“Due ragioni,” disse Anderson. “Primo, Wickwire non mi avrebbe confessato il luogo. Era un’informazione preziosa, e la custodiva gelosamente. Secondo, e non ne sono orgoglioso, sapevo che sarei stato arrestato se fossi venuto da lei con sua figlia.”

“Ma si è fatto arrestare intenzionalmente comunque qualche mese più tardi per rapimenti di minorenni,” protestò Keri.

“L’ho fatto dopo, quando ho capito di dover compiere un’azione drastica. Sapevo che alla fine avrebbe fatto delle ricerche sui rapitori e i trafficanti di bambini e che sarebbe arrivata a me. E sapevo che potevo metterla sulla strada giusta senza far insospettire Cave nei miei confronti. Per quanto riguarda l’arresto intenzionale, è vero. Ma potrebbe ricordare che in tribunale mi sono difeso da solo. E se controlla attentamente le testimonianze del tribunale, scoprirà che sia il pubblico ministero che il giudice hanno compiuto molti errori, errori ai quali li ho portati io, che quasi sicuramente avrebbero rovesciato la mia condanna. Stavo solo aspettando il momento giusto per fare appello. Ovviamente adesso è tutto discutibile.”

Keri alzò lo sguardo e vide un trambusto fuori dalla finestra della stanza. Riusciva a veder passare diversi agenti, almeno uno con un’arma lunga. Era un cecchino.

“Non voglio essere insensibile, ma dobbiamo arrivare al dunque,” disse. “Non c’è modo di dire se qualcuno là fuori ha il grilletto facile o se Cave ha ordinato a uno dei suoi galoppini di abbatterla per precauzione.”

“Piuttosto corretto, detective,” disse Anderson. “Sto qui a cianciare della mia conversione morale quando ciò che vuole lei è sapere come riavere sua figlia. Ho ragione?”

“Sì. Perciò me lo dica. Come faccio a riaverla?”

“Sinceramente, non lo so. Non so dove si trovi. Non credo che Cave lo sappia. Potrebbe conoscere il luogo in cui si svolgerà il Vista di domani sera, ma non c’è possibilità alcuna che lui vi partecipi. Perciò non ha senso farlo seguire.”

“Quindi sta dicendo che non ho speranze di riaverla?” domandò Keri, incredula.

Sono passata per tutto questo per questa risposta?

“Probabilmente no, detective,” ammise lui. “Ma forse può far sì che lui gliela ridia.”

“Che cosa vuol dire?”

“Jackson Cave la considerava un fastidio, un ostacolo alla gestione del suo business. Ma le cose sono cambiate nell’ultimo anno. Si è lasciato ossessionare da lei. Non solo pensa che lei intenda distruggere i suoi affari. Pensa che lei voglia distruggerlo personalmente. E dato che ha contorto la realtà per far di sé il buono, pensa che lei sia la cattiva.”

“Lui pensa che io sia la cattiva?” ripeté incredula Keri.

“Sì. Ricordi, lui manipola il suo codice morale per come lo ritiene adatto in modo da poter agire. Se pensasse di far cose malvage, non potrebbe vivere con se stesso. Ma ha trovato un modo per giustificare persino gli atti più efferati. Una volta mi ha detto che le ragazze di quei giri di prostituzione se ne starebbero sulle strade a morire di fame se non fosse per lui.”

“È impazzito,” disse Keri.

“Sta facendo quel che può per potersi guardare allo specchio ogni mattina, detective. E di questi tempi, in parte significa credere che lei stia facendo una caccia alle streghe. La vede come il nemico. La vede come la sua nemesi. E ciò lo rende molto pericoloso. Perché non sono sicuro di fin dove si spingerà pur di fermarla.”

“Allora come faccio a far sì che un tipo così mi ridia Evie?”

“Se andasse da lui e lo convincesse che non gli sta dando la caccia, che tutto quello che vuole è sua figlia, magari cederebbe. Se riuscisse a persuaderlo che una volta avuta sua figlia al sicuro tra le sue braccia si dimenticherebbe di lui per sempre, che magari lascerebbe persino le forze dell’ordine, potrebbe convincersi a posare le armi. In questo momento pensa che lei voglia la sua distruzione. Ma se si riuscisse a fargli credere che lei non vuole lui ma solo lei, forse c’è una possibilità.”

“Pensa davvero che funzionerebbe?” chiese Keri incapace di nascondere lo scetticismo. “Dico �ridammi mia figlia e ti lascerò in pace per sempre’ e lui lo fa?”

“Non so se funzionerà. Ma so che lei ha finito le opzioni. E che non ha niente da perdere provandoci.”

Keri si stava rigirando l’idea in testa quando si sentì bussare alla porta.

“È arrivato il negoziatore,” gridò Kiley. “Sta percorrendo il corridoio in questo momento.”

“Aspetta un attimo!” gridò Anderson. “Digli di stare indietro. Gli dirò io quando può entrare.”

“Glielo dirò,” disse Kiley, anche se la voce indicava che non vedeva l’ora di cedere le comunicazioni il prima possibile.

“Un’ultima cosa,” le sussurrò nell’orecchio Anderson, ancor più piano di prima se possibile. “C’è una talpa nella sua unità.”

“Cosa? Nella divisione di West Los Angeles?” chiese Keri sconvolta.

“Nell’unità persone scomparse. Non so chi sia. Ma qualcuno sta passando informazioni dall’altra parte. Perciò si guardi le spalle. Più del solito, voglio dire.”

Una nuova voce chiamò dall’altro lato della porta.

“Signor Anderson, sono Cal Brubaker. Sono il negoziatore. Posso entrare?”

“Un secondo solo, Cal,” gli urlò Anderson. Poi si sporse ancor più vicino a Keri. “Ho la sensazione che questa sia l’ultima volta che parliamo, Keri. Voglio che lei sappia che penso che sia una persona decisamente notevole. Spero che trovi Evie. Lo spero davvero. Entra, Cal.”

Come si aprì la porta, le riportò lo spazzolino al collo, ma non le toccò davvero la pelle. Un uomo panciuto sul finire dei quaranta, con una zazzera di folti capelli grigi e occhiali sottili dalla montatura circolare che Keri sospettava fossero solo per bellezza, entrò con cautela nella stanza.

Indossava blue jeans e una camicia da boscaiolo sgualcita completa di motivo a scacchiera rosso e nero. Faceva quasi ridere, come una versione “in costume” di come potrebbe apparire un negoziatore di ostaggi non pericoloso.

Anderson la guardò e lei capì che lui la pensava allo stesso modo. Pareva combattere la voglia di alzare gli occhi al cielo.

“Salve, signor Anderson. Può dirmi che cosa la infastidisce stasera?” disse con tono pratico e non aggressivo.

“A dire il vero, Cal,” rispose mitemente Anderson, “mentre ti stavamo aspettando, la detective Locke mi ha fatto riacquistare la ragione. Ho capito che mi stavo facendo un po’ soverchiare dalla mia situazione e che ho reagito… malamente. Penso di essere pronto ad arrendermi e ad accettare le conseguenze delle mie scelte.”

“Okay,” disse Cal, sorpreso. “Be’, questa è la negoziazione meno dolorosa della mia vita. Dato che mi sta rendendo le cose così facili, devo chiederlo: è sicuro di non volere niente?”

“Forse qualche cosuccia,” disse Anderson. “Ma penso che nessuna di esse ti contrarierà granché. Mi piacerebbe assicurarmi che la detective Locke venga portata subito in infermeria. Accidentalmente l’ho colpita con la punta dello spazzolino e non sono sicuro di quanto sia igienica la cosa. Dovrebbe farsi disinfettare subito. E apprezzerei che facessi sì che l’agente Kiley, il gentiluomo che mi ha portato qui, mi ammanettasse e mi portasse ovunque io sia diretto. Ho la sensazione che quegli altri signori potrebbero essere un po’ più rudi del necessario. E forse, una volta che avrò gettato l’oggetto appuntito, potresti chiedere al cecchino di filare via. Mi sta innervosendo un po’. Richieste ragionevoli?”

“Tutte ragionevoli, signor Anderson,” disse, d’accordo, Cal. “Farò del mio meglio per soddisfarle. Perché non comincia la partita lei gettando lo spazzolino e lasciando andare la detective?”

Anderson si sporse piГ№ vicino in modo che solo Keri potesse sentirlo.

“Buona fortuna,” sussurrò, quasi inudibile, prima di gettare lo spazzolino e alzare le mani in aria in modo che lei potesse scivolare sotto alle manette. Scivolò via e lentamente si mise in piedi con l’aiuto della tavola rovesciata. Cal allungò la mano per offrirle assistenza, ma lei non la prese.

Una volta che fu in piedi dritta e che si sentì stabile, si voltò verso Thomas “il Fantasma” Anderson per quella che, ne era certa, sarebbe stata l’ultima volta.

“Grazie di non avermi uccisa,” borbottò, cercando di sembrare sarcastica.

“Ci può scommettere,” disse lui, sorridendo dolcemente.

Mentre andava verso la porta della sala interrogatori, questa si spalancГІ e cinque uomini in completa tenuta SWAT fecero irruzione, superandola. Lei non si voltГІ per vedere cosa fecero mentre incespicava fuori dalla porta fin nel corridoio.

Sembrava che Cal Brubaker fosse stato sincero almeno su qualcosa. Il cecchino appoggiato alla parete opposta con l’arma accanto si era ritirato. Ma l’agente Kiley non si vedeva da nessuna parte.

Percorrendo il corridoio, scortata da un’agente donna che disse che la stava portando in infermeria, Keri fu piuttosto sicura di riuscire a udire il rumore del calcio delle armi che si schiantavano contro ossa umane. E mentre non udì alcun urlo seguente, udì però un grugnito, seguito da profondi gemiti incessanti.




CAPITOLO OTTO


Keri tornò di corsa alla macchina, sperando di lasciare il parcheggio prima che qualcuno si accorgesse che se n’era andata. Il cuore le batteva a tempo con le scarpe, forti e veloci sul cemento.

Il giro in infermeria era stato un regalo da parte di Anderson. Sapeva che dopo la situazione dell’ostaggio di sicuro avrebbe dovuto affrontare ore di interrogatorio, ore che non poteva sprecare. Chiedendo che le fosse permesso di andare in infermeria, le stava assicurando una finestra in cui avrebbe avuto poca supervisione e in cui probabilmente sarebbe stata in grado di andarsene prima di essere messa all’angolo dai detective della divisione Downtown.

Fu esattamente quello che fece. Dopo che un’infermiera le ebbe disinfettato la piccola puntura sul collo e che gliel’ebbe bendata, Keri aveva finto un breve attacco di panico post crisi da ostaggio e aveva chiesto di usare il bagno. Dato che non era una detenuta, era stato facile da lì uscire di soppiatto.

Era arrivata all’ascensore con lo staff delle pulizie che staccava alle ventuno. L’agente della sicurezza Beamon doveva essere in pausa, perché c’era un tipo nuovo a presidiare l’atrio e non la guardò due volte.

Una volta fuori dall’edificio, attraversò la strada verso il parcheggio, ancora aspettandosi che un detective le corresse dietro per chiederle di sapere perché avesse interrogato un prigioniero quando era stata sospesa. Ma non udì niente.

Anzi, era completamente sola con i suoi passi e il battito del cuore mentre tutti gli addetti alle pulizie fuori servizio percorrevano la strada fino alla fermata dell’autobus e alla metro. Apparentemente nessuno veniva al lavoro in macchina.

Fu solo quando ebbe raggiunto il primo piano della scala che udì un suono di passi sotto di lei. Erano rumorosi e pesanti e sembravano uscire dal nulla. Li avrebbe notati prima se prima ci fossero stati. Non potevano venire dall’altro lato della strada. Era quasi come se qualcuno avesse atteso il suo arrivo per cominciare a muoversi.

Puntò alla macchina, più o meno a metà della fila di sinistra. I passi la seguivano, e adesso divenne chiaro che non si trattava di un paio di scarpe, ma di due, entrambe chiaramente appartenenti a degli uomini. L’andatura era fitta e sgraziata, e ne udiva uno ansimare leggermente.

Era possibile che quegli uomini fossero detective, ma ne dubitava. Probabilmente si sarebbero già identificati se avessero voluto farle delle domande. E se fossero stati poliziotti dagli intenti malevoli, non l’avrebbero approcciata nel parcheggio delle Twin Towers. C’erano telecamere dappertutto. Se fossero stati sul libro paga di Cave e avessero voluto farle del male, avrebbero aspettato che uscisse dalla proprietà cittadina.

Keri fece involontariamente scivolare la mano sulla fondina della pistola prima di ricordare di aver lasciato la sua arma personale nel bagagliaio. Aveva voluto evitare domande dalla sicurezza, e aveva deciso che portare l’arma personale in una prigione della città non avrebbe raggiunto quell’obiettivo. Per la stessa ragione, la pistola da caviglia si trovava nello stesso posto. Era disarmata.

Sentendo accelerare il battito, Keri si ordinò di restare calma, di non andare più veloce per non avvertire quei tipi che li teneva d’occhio. Dovevano saperlo. Ma mantenere l’illusione poteva darle del tempo. Lo stesso per quanto riguardava guardarsi oltre la spalla – si rifiutò di farlo. Era sicuro che la cosa li avrebbe costretti a correrle dietro.

Invece guardò con nonchalance nei finestrini di alcuni dei SUV più splendenti, sperando di chiarire con chi si stesse confrontando. Dopo qualche auto, fu in grado di squadrarli. Due uomini, entrambi in completo: uno grosso, l’altro enorme, con una pancia che gli rotolava sulla cintura. Era difficile valutarne l’età, ma quello più grosso sembrava anche più vecchio. Era lui ad ansimare. Nessuno dei due aveva in mano delle pistole, ma quello grasso aveva quel che sembrava essere un taser e il più giovane stringeva forte una specie di manganello. Apparentemente qualcuno la voleva viva.

Cercando di fare l’indifferente, prese le chiavi dalla borsa, facendosi scivolare le punte tra le nocche verso l’esterno mentre premeva il pulsante per aprire la macchina, adesso a soli sei metri di distanza. I due uomini erano ad ancora a tre metri da lei, ma non c’era modo che potesse arrivare alla macchina, aprire la portiera, salire, chiudere la portiera e la macchina prima che la prendessero, anche con le loro stazze. Silenziosamente si maledisse per aver parcheggiato di muso.

Il suono che fece la macchina parve far trasalire quello grasso, che incespicГІ un attimo. DopodichГ©, Keri seppe che fingere di non essersi accorta di loro a quel punto sarebbe sembrato piГ№ sospetto che voltarsi, perciГІ si fermГІ di scatto e girГІ sul posto rapidamente, prendendoli di sorpresa.

“Come va, ragazzi?” chiese dolcemente, come se scoprire due hulk alle sue spalle fosse la cosa più naturale del mondo. Entrambi fecero un altro paio di passi prima di fermarsi, a disagio, a un metro e mezzo da lei.

Il più giovane sembrava disorientato. Il più vecchio fece per aprire la bocca per parlare. I sensi di Keri formicolavano. Per una qualche ragione, si accorse che si era dimenticato un pezzo di barba sul lato sinistro del collo l’ultima volta che si era rasato. Quasi senza pensare, premette il pulsante dell’allarme sul telecomando dell’auto. Entrambi gli uomini guardarono involontariamente in quella direzione. Fu allora che si mosse.

Balzò in avanti rapidamente, facendo volare il pugno destro, quello che le chiavi esposte, sul lato sinistro del viso dell’uomo. Tutto cominciò a muoversi al rallentatore. Lui la vide troppo tardi, e per quando ebbe cominciato ad alzare il braccio sinistro per cercare di bloccare il pugno, lei lo aveva preso.

Keri seppe che era un colpo diretto perché almeno una delle chiavi sprofondò bene prima di incontrare resistenza. L’urlo cominciò quasi immediatamente mentre il sangue gli zampillò dall’occhio. Non si fermò ad ammirare il suo lavoro. Usò invece lo slancio in avanti per tuffarsi, schiantando la spalla destra contro al suo ginocchio sinistro mentre lui si stava già accasciando a terra.

Udì un botto disgustoso e seppe che gli si erano lacerati violentemente i legamenti del ginocchio quando era caduto a terra. Scacciò con forza il rumore dal cervello cercando di rotolare fluidamente per tornare in piedi.

Purtroppo buttarsi contro a una persona così massiccia le fece vibrare il corpo dalla testa ai piedi, riaggravando il dolore delle ferite di cui aveva sofferto pochi giorni prima. Le pareva che il petto le fosse stato percosso da una padella. Era piuttosto sicura di aver battuto il ginocchio ferito sul cemento del parcheggio mentre si tuffava, e la collisione le faceva palpitare la spalla destra.

Più preoccupante di tutto, nell’immediato, era che sbattendo contro al tipo aveva rallentato il movimento abbastanza perché quello più giovane e più in forma facesse il punto della situazione. Quando Keri smise di rotolare e ritrovò l’equilibrio, lui si stava già muovendo verso di lei, gli occhi infiammati da un intenso mix di furia e paura, il manganello nella mano destra che partiva nella sua corsa verso il basso.

Keri capì che non sarebbe stata in grado di evitarlo completamente e girò il corpo in modo che il colpo le atterrasse sul lato sinistro invece che sulla testa. Sentì lo schianto brutale contro le costole sul torso sinistro appena sotto alla spalla, seguito da un dolore pungente che si irradiò all’infuori a partire dal punto dell’impatto.

L’aria le lasciò il corpo quando collassò sulle ginocchia di fronte a lui. Gli occhi le si inumidirono subito dopo essere stata colpita, ma riuscì ancora a mettere insieme un’infausta vista davanti a lei. I piedi del più giovane avevano cominciato a sollevarsi sulle punte, i tacchi che lasciavano terra.

Ci volle meno di una frazione di secondo a Keri per processare che cosa significasse. Si stava sollevando, alzando il manganello sopra la testa in modo da essere in grado di scagliarle addosso tutta la sua forza per un colpo finale. Vide il piede sinistro cominciare a muoversi in avanti e seppe che stava cominciando il movimento di discesa.

Ignorando tutto – l’incapacità di respirare, il dolore che le rimbalzava dal petto alla spalla alle costole al ginocchio, la vista offuscata – si tuffò in avanti, direttamente su di lui. Sapeva di non aver un grande slancio a spingerla dalle ginocchia, ma sperava che bastasse a prevenire il colpo diretto sulla cima del cranio. Come agì, spinse la mano destra, quella ancora aggrappata alle chiavi, nella vaga direzione dello scroto dell’uomo, sperando di beccarlo in qualche modo.

Accadde tutto insieme. Sentì il bastone colpirle il lato superiore della schiena nello stesso momento in cui udì il grugnito. La botta la colpì, ma solo per un secondo, mentre si accorgeva che l’uomo aveva perso la presa del bastone quasi subito dopo il contatto. Udì il manganello colpire il cemento e rotolare in lontananza mentre collassava a terra.

Guardando in alto, vide l’uomo piegato a metà, entrambe le mani all’inguine. Imprecava forte e senza fine. Almeno per il momento pareva ignaro di lei. Keri guardò quello grasso, che si trovava a diversi metri di distanza, rotolare ancora a terra, urlando in agonia, entrambe le mani a coprirsi l’occhio sinistro, apparentemente ignaro del ginocchio, che era piegato in un’angolazione disumana.

Keri inalò un profondo respiro di aria, il primo da quella che pareva essere un’eternità, e si costrinse all’azione.

Alzati e muoviti. È la tua possibilità. Potrebbe essere l’unica.

Ignorando il dolore che sentiva ovunque, si spinse su dal terreno duro e per metà corse, per metà zoppicò, alla macchina. Quello più giovane alzò lo sguardo dallo scroto e fece un simbolico tentativo di acciuffarla. Ma lei gli si tenne ben alla larga e incespicò verso la macchina, montò, la chiuse, la avviò, e uscì dal parcheggio senza neanche guardare nello specchietto retrovisore. Una parte di lei sperava che il giovane fosse lì dietro e di sentire un colpo quando lo avrebbe investito.

Premette l’acceleratore e svoltò brusca l’angolo del primo piano per scendere. A mano a mano che si avvicinava alla cabina dell’uscita, fu sorpresa di vedere il più giovane arrancare giù per le scale e trascinarsi verso la macchina.

Riuscì a vedere l’orrore sul viso dell’impiegato nella cabina, che faceva saltare lo sguardo dall’uomo curvo che camminava dinoccolato nella sua direzione alla macchina che sgommava sbandando verso lo stesso posto. Keri si sentì quasi male per lui. Ma non fu sufficiente a impedirle di sfrecciare attraverso l’uscita, schiantarsi contro la sbarra di legno, e farne volare dei pezzi nella notte.



*



Trascorse la notte a casa di Ray. Per cominciare, tornare a casa sua non sembrava sicuro. Non sapeva chi l’avesse seguita. Ma se erano disposti ad aggredirla in un parcheggio pieno di telecamere di fronte alla prigione, il suo appartamento non avrebbe richiesto chissà che sforzo. Inoltre, per come si sentiva, Keri non era nelle condizioni di respingere altri aggressori quella sera.

Ray le aveva preparato un bagno. Lo aveva chiamato sulla strada di ritorno in modo che conoscesse i fondamentali della situazione ed era così misericordioso da non massacrarla di domande mentre lei cercava di riprendersi. Mentre era distesa nell’acqua, lasciando che il calore le placasse le ossa doloranti, lui sedeva in una sedia accanto alla vasca, a convincerla a intermittenza ad accettare cucchiaiate di brodo.

Alla fine, dopo essersi asciugata e aver indossato uno dei pigiami di lui, si sentì abbastanza bene da fare un’analisi retrospettiva. Sedettero sul divano del soggiorno, illuminato solo da una mezza dozzina di candele. Nessuno dei due commentò il fatto che le loro armi giacessero entrambe sul tavolo da caffè di fronte a loro.

“Sembra una cosa così sfacciata,” disse Ray riferendosi all’audacia dell’aggressione nel parcheggio, “e direi disperata.”

“Sono d’accordo,” disse Keri. “Presumendo che quelli fossero dei lacchè di Cave, la cosa mi fa pensare che abbia davvero paura che Anderson abbia sputato tutti i rospi che aveva in quella sala interrogatori. Ma quello che non capisco è, se era disponibile ad arrivare a questo punto, perché non mi ha fatto semplicemente sparare da quei due alla schiena per chiudere la questione? Perché il taser e il manganello?”

“Forse voleva scoprire quello che sai, vedere chi altro sa, prima di liberarsi di te. O forse Cave non c’entra niente. Hai detto che Anderson ti ha detto che c’è una talpa nell’unità, no? Magari qualcun altro non voleva che quell’informazione uscisse.”

“Immagino che sia possibile,” ammise Keri, “anche se ha parlato così piano quando l’ha detto che quasi non riuscivo a sentirlo. È difficile immaginare che persino in una stanza con delle cimici qualcuno sia riuscivo a cogliere la cosa. A essere sincera, ho ancora problemi a processare quell’informazione.”

“Già, anch’io,” disse Ray. “Allora, da qui che facciamo, Keri? Sono rimasto in quella sala conferenze con Mags un altro paio di ore ma non abbiamo scoperto niente di nuovo. Non so come procedere.”

“Penso che seguirò il consiglio di Anderson,” rispose.

“Quale, vuoi dire andare da Cave?” chiese, incredulo. “Domani è sabato. Ti presenterai davanti alla sua porta di casa?”

“Non so che altre scelte ho.”

“Che cosa ti fa pensare che servirà a qualcosa?” chiese.

“Potrebbe non servire a niente. Ma Anderson ha ragione. A meno che non salti fuori qualcosa presto, ho finito le opzioni, Ray. Evie verrà uccisa su una televisione a circuito chiuso tra ventiquattro ore! Se parlare con Jackson Cave – rivolgermi a lui per la vita di mia figlia – ha una sola possibilità di funzionare, ci proverò.”

Ray annuì, stringendo la mano di lei nella sua e avvolgendo le sue enormi braccia attorno alla sua spalla. Fu delicato, ma lei fece una smorfia di dolore comunque.

“Scusa,” sussurrò piano. “Ovvio – faremo tutto ciò che serve. Ma io vengo con te.”

“Ray, non nutro molte speranze che funzioni. Ma sicuramente non dirà nulla se ci sei tu accanto a me. Devo farlo da sola.”

“Ma forse stasera ha cercato di farti uccidere.”

“Probabilmente solo mutilarmi,” disse con un debole sorriso, cercando di abbassare la temperatura. “E poi non lo farà se mi presento a casa sua. Non mi aspetta. E sarebbe troppo rischioso. Che alibi avrebbe se mi succedesse qualcosa a casa sua? Sarà anche delirante, ma non è stupido.”

“Okay,” cedette Ray. “Non verrò con te a casa sua. Ma farai meglio a credere che starò nelle vicinanze.”

“Che bravo fidanzato,” disse Keri accoccolandosi contro di lui, nonostante il malessere dato dal movimento. “Scommetto che stai facendo pattugliare il vicinato da una volante per assicurarti che la tua piccola signora dorma bene stanotte.”

“Che ne dici di due?” disse. “Non lascerò che ti accada nulla.”

“Il mio cavaliere dall’armatura scintillante,” disse Keri sbadigliando nonostante tutti i suoi sforzi. “Ricordo ancora i giorni in cui ero una professoressa di criminologia alla Loyola Marymount University e tu venivi a parlare ai miei studenti.”

“Tempi più facili,” disse piano Ray.

“E ricordo anche i giorni oscuri dopo il rapimento di Evie, quando ho cominciato a bere scotch al posto dell’acqua, quando Stephen ha voluto il divorzio perché andavo a letto con qualunque cosa si muovesse, e l’università mi ha scaricata per aver corrotto uno dei miei studenti.”

“Non dobbiamo soffermarci in ogni caverna sul viale dei ricordi, Keri.”

“Sto solo dicendo, chi è stato a tirarmi fuori da quella buca di disprezzo per me stessa, a darmi una spolverata e a farmi presentare domanda per l’accademia di polizia?”

“Sarei stato io,” sussurrò dolcemente Ray.

“Giusto,” mormorò Keri. “Vedi? Il cavaliere dall’armatura scintillante.”

PosГІ la testa sul suo petto, permettendosi di rilassarsi, di adeguarsi al ritmo del respiro di lui, che inspirava ed espirava lentamente. Mentre le palpebre le si facevano pesanti e si addormentava, un ultimo pensiero coerente le passГІ per la testa: Ray non aveva davvero chiamato due macchine della polizia a pattugliare il vicinato. Aveva controllato fuori dalla finestra quando prima si era vestita, e aveva contato almeno quattro unitГ . E quelle erano solo quelle che era riuscita a vedere.

Sperava che bastassero.




CAPITOLO NOVE


Keri si aggrappГІ forte al volante, cercando di non lasciare che le curve acute della strada di montagna la rendessero piГ№ nervosa di quanto giГ  non fosse. Erano le 7:45, ad appena sedici ore da quando sua figlia probabilmente sarebbe stata sacrificata in un rituale davanti a dozzine di pedofili benestanti.

Guidava per le tortuose colline di Malibù in una mattinata fresca ma limpida di un sabato di gennaio verso la casa di Jackson Cave. Sperava di convincerlo a restituirle la figlia sana e salva. Se non ci fosse riuscita, quello sarebbe stato l’ultimo giorno della vita di Evie Locke.

Keri e Ray si erano svegliati presto, appena dopo le sei. Lei non aveva molta fame, ma Ray aveva insistito perché mandasse giù delle uova strapazzate e un toast con le sue due tazze di caffè. Erano fuori dall’appartamento per le sette.

Ray aveva parlato brevemente a uno degli agenti di pattuglia che stavano fuori, che aveva detto che nessuna delle unitГ  aveva riportato attivitГ  sospette durante la notte. Li aveva ringraziati e li aveva mandati per la loro strada. Poi lui e Keri erano montati nelle rispettive macchine ed erano andati separatamente a MalibГ№.

A quell’ora di un sabato mattina le strade normalmente intasate di Los Angeles erano virtualmente vuote. Nel giro di venti minuti erano sulla Pacific Coast Highway, a cogliere gli ultimi residui dell’alba sulle Santa Monica Mountains.

Per quando Keri si ritrovГІ a risalire a velocitГ  da brivido la Tuna Canyon Road nelle colline di MalibГ№, lo splendore del mattino aveva ceduto il passo alla fosca realtГ  di quel che doveva fare. Il GPS indicava che si trovava vicino alla casa di Cave, perciГІ accostГІ. Ray, che era subito dietro, si portГІ piano accanto a lei.

“Penso che sia subito dopo la prossima curva,” disse dal finestrino aperto della macchina. “Perché tu non vai avanti e ti sistemi un poco più giù lungo la strada? È il tipo di persona che avrà telecamere di sorveglianza dappertutto, perciò è meglio che non ci veda arrivare insieme.”

“Okay,” acconsentì Ray. “Il cellulare prende a sbalzi quassù, quindi quando hai fatto ti seguo giù per la collina e possiamo aggiornarci a quel ristorante che abbiamo superato all’incrocio con la Pacific. Come ti pare?”

“Mi pare un bel piano. Augurami buona fortuna, partner.”

“Buona fortuna, Keri,” disse sinceramente. “Spero davvero che funzioni.”

Lei annuì, neanche in grado di pensare a una risposta significativa in quel momento. Ray le rivolse un piccolo sorriso e partì. Keri aspettò un altro minuto, poi premette piano l’acceleratore e fece l’ultima curva prima della casa di Cave.

Quando fu in vista, rimase sorpresa di scoprire che appariva modesta in confronto alle altre case della zona, almeno dalla strada. La casa aveva un’aria da bungalow, quasi come una versione elaborata di una cosa che si potrebbe trovare in un resort della costa sud orientale.

E comunque sapeva che non era neanche la residenza principale di Cave a Los Angeles. Aveva una villa a Hollywood Hills, che era molto meglio localizzata per il suo ufficio in centro. Ma era comunemente noto che gli piacesse trascorrere i weekend in quel “ritiro” di Malibù, e lei aveva controllato in giro per assicurarsi che si trovasse lì quella mattina.

Keri si immise nel corto vialetto di ghiaino appena a lato della strada e smontò. Salì lentamente fino al cancello di sicurezza, assorbendo le impressionanti misure per la privacy che aveva impiegato Cave. La casa poteva non essere imponente, ma le precauzioni lo erano. Il cancello stesso era in ferro battuto, alto facilmente quattro metri e mezzo, con degli spuntoni arricciati che puntavano all’esterno verso la strada.




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